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Si tragga un film da "La siccità" di Guido Conti: è la ritirata dell'uomo dall'Appennino
Un libro indispensabile per capire l’Italia abbandonata dove il bosco avanza e la civiltà indietreggia. Leggi il coinvolgente romanzo ambientato nell’Oltrepò Pavese e diventi anche tu un contadino perseguitato, minacciato dalla grandine, assediato da animali ormai intoccabili
Dall’ultimo romanzo di Guido Conti, “La siccità” (Bompiani), Rai Cinema tragga un film. Basta con i film ideologici anticattolici sclerotici, i film otto-novecenteschi alla Bellocchio, questo regista di duecento anni... Ecco un tema attuale, del Ventunesimo secolo: la ritirata dell’uomo dall’Appennino. La desertificazione della montagna non turistica e della collina non suburbana. “Questa è diventata terra di nessuno. Sono tutti morti quelli che abitavano queste tre case”. Leggi il coinvolgente romanzo di Conti, ambientato nell’Oltrepò Pavese, e diventi anche tu un contadino perseguitato dalla siccità, minacciato dalla grandine, assediato da animali ormai intoccabili, dichiarati sacri dalle leggi volute da chi abita in città... Un libro indispensabile per capire l’Italia abbandonata dove il bosco avanza e la civiltà indietreggia. Una natura nera e surriscaldata, quasi conradiana, quasi africana, dove perfino gli istrici diventano un pericolo esistenziale: “Entrano in un campo di patate e poi le dissotterrano tutte, invece di mangiare subito le assaggiano una per una e poi mangiano quella più buona e più dolce. I contadini si mettono a piangere perché così distruggono tutto il raccolto. E se non ci sono gli istrici arrivano i cinghiali”. Un posto dove soltanto il bracconaggio può aiutarti a vivere un altro anno.