preghiera
Invidia per Sgarbi, capace di connettersi con la tradizione erotico-italiana
Il miracolo del Maxxi divenuto per una sera carnascialesco e boccaccesco. Da Pietro Aretino a Lucio Dalla che si spinse fino alla sineddoche: “Te ne sei andata via con la tua amica / quella alta, grande fica”
Fossi capace anch’io di essere sboccato. Come lo invidio Vittorio Sgarbi capace di connettersi con la tradizione erotico-italiana, espressionistica, goliardica, pronunciando le parole più approvate dai più grandi poeti e penso a Pietro Aretino (“e se tu il cazzo adori, io la potta amo”), Giorgio Baffo (“cosse deliciosissime, cioè / de bocche, tette, culi, cazzi, e mone”), Giuseppe Gioachino Belli (“fregna, fica, ciavatta, chitarrina”). Tre italiani sommi e sporcaccioni. A cui aggiungo un poeta più recente, Lucio Dalla che si spinse fino alla sineddoche: “Te ne sei andata via con la tua amica / quella alta, grande fica”. Li invidio tutti, io che in pubblico faccio fatica a dire “pisello”. Io che vorrei esibire il lessico della “Cazzaria” e della “Priapea”, da quel Cinquecento che fu rinascimento dell’osceno, solo per scandalizzare Madama Comencini, scrittrice nostalgica del Maxxi da tè delle cinque di Madama Melandri, scrittrice turbata per la profanazione dell’edificio dozzinale e disfunzionale, oltre che rozzamente antiromano e anti-italiano, firmato Zaha Hadid, scrittrice morigerata che non lo vuole più presentare il suo romanzo nel museo divenuto per una sera carnascialesco e boccaccesco (un vero miracolo in questa quaresima perpetua, con questa censura onnipresente).