preghiera
Tienimi da conto Elkann
Leggere un suo vecchio libro per scoprire che da trentenne aveva le stesse idee che da settantenne: si ammiri la fedeltà a sé stessi. Nel romanzo, come nell’articolo, più che classismo ci sono elitismo e misoneismo. Qualcosa di rarissimo oggi: un rinoceronte bianco
In fondo a uno scaffale ho scoperto un vecchio romanzo di Alain Elkann, “Stella Oceanis”. Pubblicato giusto quarant’anni fa. Non lo avevo mai letto. Mi sono bastate le prime pagine per ritrovare il clima del famoso Articolo dei Lanzichenecchi: “Se per una persona come lui era ovvio viaggiare in prima classe in treno o in aeroplano, viaggiare in prima classe in métro non era chic… aprì l’armadio dei vestiti estivi e pensò alla giornata che lo attendeva … per distrarsi, decise di andare da Ferdinando, il suo sarto… uno dei suoi punti d’intesa con Adélaïde era la passione di entrambi per i grandi alberghi”. Il protagonista è un signore distinto, non giovane e non povero, solito pranzare all’Hotel Ritz. Dunque l’Elkann trentenne aveva le stesse idee dell’Elkann settantenne: si ammiri la fedeltà a sé stessi. Nel romanzo come nell’articolo più che classismo (parola qui imprecisa, pronunciata da chi dispone di un vocabolario limitato e pertanto da redattori di Repubblica) ho trovato elitismo e misoneismo. Dunque proustismo, per citare l’autore letto sul treno per Foggia. Qualcosa di raro al tempo, di rarissimo oggi: si ammiri la straordinarietà. Aggredire Elkann equivale a sparare a uno degli ultimi esemplari di rinoceronte bianco: più che da lanzichenecchi, un gesto da vandali. Tenerlo da conto, invece.