Una scena da "La bella estate" di laura Luchetti, al cinema

preghiera

"La bella estate" di Pavese, o della difficoltà di essere giovani

Camillo Langone

Il film girato da Laura Lucchetti mi ha messo voglia di leggere il libro. Non sembra sia stato scritto ottant’anni fa. È atemporale la difficoltà di essere ragazze, la difficoltà di amare, di mostrarsi nudi, del contatto fisico

Laura Luchetti ha girato “La bella estate” e mi ha messo voglia di leggere “La bella estate”. Il film non so se andrò a vederlo, il cinema prevede fruizione passiva a differenza della letteratura che consente fruizione attiva (toccare, sottolineare, prendere-lasciare-riprendere, farsi un proprio film…). E a me il ruolo dello spettatore piace sempre meno. A parte questo il romanzo di Pavese, letto per la prima volta, mi è parso bellissimo. Salvo dettagli ininfluenti, non sembra sia stato scritto ottant’anni fa. E’ atemporale la difficoltà di essere giovani, la difficoltà di essere giovani poveri, la difficoltà di essere ragazze, la difficoltà di amare, di mostrarsi nudi, del contatto fisico. Ho provato grande tenerezza per la protagonista. Meno tenerezza per gli uomini, forse perché artisti e dunque egocentrici, forse perché sgradevolmente rappresentati. E’ un libro dalla parte delle ragazze, scritto da un autore ipersensibile. E’ inoltre un’introduzione al lesbismo. Che per una volta, Dio mi perdoni, non sono riuscito a biasimare.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).