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Un'avvertenza in un libro di Barilli sulle parole "discriminatorie" dice molto dei curatori
La si legge in "Parigi" edito da Quodlibet. Cosa saranno mai questi terribili termini e passaggi del grande scrittore parmigiano? Ma qual è il problema? Un lettore talmente mollusco da turbarsi per simili termini e passaggi non lo legge mica un libro del 1938
“Il lettore si imbatterà in termini o interi passaggi che oggi possono apparire discriminatori, ma che certamente vanno ascritti alla temperie degli anni in cui scriveva Barilli”. E’ l’avvertenza che Antonio Castronuovo, timoroso curatore, inserisce in “Parigi” di Bruno Barilli (Quodlibet). Cosa saranno mai questi terribili termini e passaggi del grande scrittore parmigiano? Corro a leggere. Qualcosa mi dice che il capitolo “Concerto di negri” non mi deluderà. Infatti: “Cinque negri in smoking son già allineati sul podio. Cinque ceffi di pece lampeggiano sul candore degli sparati…”. Ma qual è il problema? Un lettore talmente mollusco da turbarsi per simili termini e passaggi non lo legge mica un libro del 1938, legge un libro del 2023, sicuramente uniformato e autocensurato, certamente privo della parola “negro”. (Parafrasando Hegel, nessuno è un grande scrittore per il suo curatore e non perché il grande scrittore non sia un grande scrittore ma perché il curatore è un curatore).