Preghiera
Meglio il gin tonic che il vino premiato dal Gambero Rosso
Nessun Lambrusco premiato con i Tre Bicchieri nell'edizione 2024 è degno della mia tavola. Non c’è speranza con guide così
Non c’è speranza in materia di Lambrusco se perfino il Gambero Rosso, che dovrebbe essere una guida, fa sbagliare strada. Non uno dei Lambruschi premiati nell’edizione 2024 coi Tre Bicchieri, il massimo riconoscimento, è degno della mia tavola. Non uno. Nelle definizioni leggo parole che il mio vocabolario enologico severamente proibisce: “brut”, “rosé”, “cantina sociale”… Nelle descrizioni leggo aggettivi come “morbido” e “rotondo” che a casa mia sono sinonimi di “dolciastro”.
Ma bevetevelo voi il vino dolciastro… Nelle schede tecniche leggo “metodo Martinotti” insomma autoclave (qui non voglio essere troppo tecnico, vi basti la parola: autoclave). Oppure leggo “metodo classico”. Che cosa sarebbe? Una cantina premiata lo spiega orgogliosa: “Dopo il remuage e successivo dégorgement si procede con l’aggiunta della liqueur d’expédition”. Insomma è un metodo champagne e ciò che ne risulta è un vino d’imitazione e un vino addizionato. Quest’anno nei Tre Bicchieri del Gambero non ho trovato un rifermentato in bottiglia, un metodo ancestrale, un metodo romantico, non ho trovato nessuno di quei vini che segnalo agli amici come prova della superiorità e dell’unicità del Lambrusco. Non c’è speranza con guide così. Se il vino fosse davvero questo passerei al gin tonic. Ma non è davvero questo.