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"Ragazzo di destra" di Colapesce e Dimartino fa venire voglia di iscriversi a Casapound
La spocchia, la saccenza, la supponenza emanate dal duo siciliano non ha nulla del genio dei "Pariolini di 18 anni" e spinge a una reazione forte. Poi però mi ricordo di essere un intellettuale antifascista
Ascolto “Ragazzo di destra” di Colapesce Dimartino e mi viene voglia di iscrivermi a CasaPound. La spocchia, la saccenza, la supponenza emanate dal duo siciliano spingono a una reazione. La furba ignoranza di chi insiste a considerare sinonimi destra e fascismo offende la memoria di Croce, Einaudi, Salvemini, Montale, sublimi anticomunisti firmatari, nel 1925, del Manifesto degli intellettuali antifascisti. Per giunta Colapesce e Dimartino sonorizzano il non pensiero col più rachitico modernariato musicale, insulto alla musa Euterpe (nulla a che vedere con “I pariolini di 18 anni”, canzone sullo stesso tema di Niccolò Contessa, in confronto a loro nuovo Beethoven, Novalis redivivo).
Alcuni passaggi di “Ragazzo di destra” mi ricordano il Pasolini di “Saluto e augurio”. Però a rovescio: lì il grande poeta si manifestava conservatore, qui i piccoli impoetici si dichiarano dissipatori. Capaci soltanto di buttarla in caricatura: “Amore ti difenderò col tirapugni d’oro / mi darai un figlio naturale la notte di Natale”. Ma i figli come si fanno se non naturalmente? Pagando sperma e schiave che li facciano per te? Ascolto “Ragazzo di destra” e mi viene voglia di iscrivermi a CasaPound. Poi mi passa. Un po’ perché sono un intellettuale antifascista, un po’ perché sono un esteta, non posso farmi influenzare da una canzone così brutta.