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Preghiera

Del bisticcio Gino Paoli-Elodie rimarranno le canzoni di Gino Paoli

Ci sono brani capaci di durare sessant’anni (“Il cielo in una stanza”, “Sapore di sale”, “La gatta”, “Senza fine”) e canzoni che non riescono a reggere sessanta secondi

Non lo si interpreti come uno scontro generazionale, il bisticcio Gino Paoli-Elodie. E’ una lettura facile e inutile. Si noti invece l’abisso esistente fra canzoni capaci di durare sessant’anni (“Il cielo in una stanza”, “Sapore di sale”, “La gatta”, “Senza fine”) e canzoni che non riescono a reggere sessanta secondi. Se non con stampelle extramusicali: il culo di Elodie, certo, ma pure quello di Arisa e le blasfemie di Achille Lauro e le liti di Fedez… E’ un problema che va oltre la musica. Come se ci fosse stato un collasso antropologico prima che artistico: Gino Paoli i suoi capolavori li scriveva da solo mentre a firmare le bagatelle di Elodie sono delle mezze cooperative.

Perfino i pezzi dei cantautori sono ormai delle ammucchiate: nell’ultimo disco di Calcutta una canzone è scritta in cinque. Come se si fossero estinti gli autori, come se si fosse prosciugata la vena del talento. Del resto il genio è una forma sublime di vitalità, come potrebbe abbondare presso un popolo senescente?

Tornando a Gino Paoli-Elodie, io non vorrei parteggiare anche perché sono entrambi, tautologicamente, spocchiosi e di sinistra. Preferisco ascoltare Lana Del Rey: la sua “A&W” è una canzone dell’anno per Rolling Stone e lei non ha nemmeno dovuto mostrare le terga.

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