preghiera
La peggiore messa di Natale della mia vita
Bonghi africani, chitarre americane, predica pronunciata in mezzo ai banchi, alleluia con battiti di mani e rotear di braccia. Con un tocco contemporaneo, genderista, rappresentato dalla chierichetta dai lunghi capelli. Ma ho conservato la fede
Ho conservato la fede. Dopo la messa di Natale, la peggiore messa di Natale della mia vita: bonghi africani, chitarre americane, predica pronunciata in mezzo ai banchi, alleluia con battiti di mani e rotear di braccia. L’oscena coreografia è stata il momento più turpe (io sbigottito, impalato) di una messa cattoprotestante stile Anni Settanta, assordata da “sottoprodotti sotto-Sanremo” come li chiamava Arbasino. Con un tocco contemporaneo, genderista, rappresentato dalla chierichetta dai lunghi capelli. Più volte ho pensato di uscire ma rischiavo di non trovare altre messe e recare un ulteriore dispiacere a Gesù, già tanto offeso da tanta dissacrazione. Allora ho pregato affinché a bonghista e chitarrista si paralizzassero le mani, ai coristi le corde vocali, alla chierichetta venisse un attacco di diarrea, al celebrante di afonia... Non metterò più piede in quella chiesa (non la nomino perché lo sfacelo della liturgia è generale e perché i parroci sono spesso trascinati dai parrocchiani: la Chiesa puzza sia dalla testa, Papa Francesco, sia dalla coda, i coristi cattochitarristi). Ma ho conservato la fede. Ho troppo bisogno di quel Bambino in cattive mani.