Preghiera
Il disinteresse moderno verso la libertà, anche a tavola
Ormai anche andare a cena fuori è diventato un esercizio militare con decine di regole da seguire, e tempi stretti da rispettare: vietato divertirsi.
Tutti pazzi per il caporal Romito. L’ho constatato nell’ormai tradizionale sondaggio in cui Andrea Cuomo, per il Giornale, chiede ai critici gastronomici bilanci e profezie. Alla domanda sul pasto dell’anno molti hanno citato il Reale di Castel di Sangro, ristorante di Niko Romito. Che già si chiama Niko. Che già ha il vizio di buttarla in politica (“mangiare è un atto politico” dice, molestando chi, come me, a tavola vorrebbe il piacere e non scontri di potere). Che già spinge un menù vegetariano da sospettarsi, come ogni forma di vegetarianesimo, animato da gnosticismo, anticristianesimo, antiumanesimo. Adesso leggo che al Reale bisogna obbligatoriamente presentarsi alle 12.30 per il pranzo e alle 19.30 per la cena. Orario anticipato e fisso, come nelle caserme. “Per le 22.30 l’intera brigata ha concluso il lavoro. In tempo per godersi una serata in famiglia o con gli amici”. Ma la serata non dev’essere della brigata, dev’essere del cliente! Se il sabato sera vuoi uscire con gli amici non ci devi lavorare in un ristorante! Che un cuoco autoritario come Romito raccolga tanto consenso, sia di critica sia di pubblico, la dice lunga sul masochismo contemporaneo, sul crollo di interesse nei confronti della libertà. Sul mutamento del cliente pagante in pecora belante.