Preghiera
La prova della malvagità dell'uomo nelle etichette indecifrabili
C'è bisogno di impegno e ricerca per capire di cosa sono realmente fatte le cose che indossiamo. Due acquisti da raccontare
“Sia il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno”. Dunque da chi vengono certe etichette di certi prodotti? Cerco un sottomano da scrivania e i sottomano che trovo su internet sono tutti in “pelle PU”. Pelle PU? Credessi nella bontà dell’uomo comprerei tranquillamente il sottomano in pelle PU, invece credo nella malvagità dell’uomo e, impegnandomi un po’, scopro che la pelle PU non è pelle per niente: è poliuretano. Impegnandomi un altro po’, trovo e compro un sottomano della Dudu di Pordenone che è un piacere toccarlo: in nappa di vitello pieno fiore, altro che poliuretano. Secondo acquisto: in un negozio Intimissimi Uomo compro un paio di calze blu (articolo IL0025, euri 9,90) attirato dalla grossa scritta sul cartellino: “Cashmere & Wool”. Visto il prezzo non penso certo che a prevalere sia il cachemire, penso che a prevalere sia la lana. Soltanto a casa scopro che a prevalere è la viscosa. Studiando la composizione stampata sul retro in caratteri minuscoli e in una babele di lingue, appena più decifrabile della stele di Rosetta: 41% viscosa, 33% poliammide, 17% lana, 7% cashmere, 2% elastan. Tornando a Matteo 5,37, da chi viene lo scrivere “Cashmere & Wool” per definire una calza simile? (No, stavolta Chiara Ferragni non c’entra).