Preghiera
Beata Natalia Ginzburg
Non eri laureata, non eri letterata, non eri ideologica e questo ha dell'incredibile visto l'ambiente da cui provenivi
Beata Natalia, Natalia Ginzburg, illumina il tuo devoto rubrichista. Quando ho scoperto che sei vissuta e morta nello stesso palazzo del Foglio una forza superiore mi ha imposto di rileggere “Lessico famigliare”. Sebbene fossero passati diversi decenni dalla prima volta, ricordavo quasi tutto: merito non della mia memoria ma della tua lingua. Ho pensato: negli anni Sessanta le scrittrici erano poche ma buone (tu buonissima), oggi sono tantissime e cattive, prigioniere di questo tempo, forzate a ripetere le stesse tristi parole d’ordine in ogni libro, articolo, intervista, post... Negli anni Sessanta la sprezzatura veniva teorizzata da Cristina Campo ma praticata da te che non teorizzavi niente. Non eri laureata, non eri letterata, non eri ideologica e questo ha dell’incredibile visto l’ambiente da cui provenivi: accademico, letterario, oltremodo politico. “Lessico famigliare” non paga il pedaggio nemmeno all’epoca infame. I nazisti ti ammazzano il marito a Regina Coeli e tu raffreddi la tragedia in tre righe (la scrittrice d’oggi se le pesti un callo ci scrive sopra una trilogia). Evidentemente non volevi affliggere, né affliggerti. Vittimismo zero e in compenso noncuranza, stile. Beata Natalia che stavi al piano di sopra, fammi la grazia della tua naturalezza miracolosa.