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Al consenso alla donazione degli organi rispondo con un “No” secchissimo

Camillo Langone

Ho un metodo: qualsiasi cosa mi venga chiesta da Comune, Regione, Stato e Sovrastato la mia risposta, se posso scegliere, è no. A prescindere

Ho perfezionato Melville. Ho perfezionato il più prezioso personaggio di Melville, Bartleby lo scrivano, quello che rispondeva sempre “I would prefer not to”. All’impiegata dell’anagrafe che, per la nuova carta di identità, mi chiedeva il consenso alla donazione degli organi non ho risposto “Preferirei di no” ma un “No” secchissimo. Che non ci fossero dubbi e che non mi pensasse timoroso del suo giudizio.

Non sapevo che i Comuni facessero propaganda espiantistica. L’ho scoperto all’anagrafe vedendo il manifesto in cui una tipa sorridente, troppo sorridente, esortava a decidere la destinazione delle proprie frattaglie. A fianco un volantino più tecnico, senza sorrisi: “Decidi tu”. Ovviamente se decidi di non donare sei un avaro, un crudele. Chissà quante persone perplesse si sentono in dovere di balbettare “Sì”. Io invece ho un metodo: qualsiasi cosa mi venga chiesta da Comune, Regione, Stato e Sovrastato la mia risposta, se posso scegliere, è no. A prescindere. Non ho tempo né voglia di approfondire, nemmeno gli articoli di Roberto Dal Bosco che non parla di “donazione” bensì di “predazione degli organi”... No e basta. Sono scettico come solo un cristiano può esserlo. Dato che “nessuno è buono” (Marco 10,18) se un’organizzazione inevitabilmente cattiva mi fa pressione è lecito supporre che non sia per il mio bene. No e poi no.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).