San Nicola Pellegrino

preghiera

Mi consolo, anche i vescovi dell'antichità erano spesso insofferenti alla fede

Camillo Langone

L’abate del monastero di San Luca, in Beozia, negò la comunione a San Nicola Pellegrino, il vescovo di Lecce lo fece frustare, e così pure il vescovo di Taranto. Erano disturbati dalla sua devozione. Almeno Zuppi ha altri metodi

San Nicola Pellegrino, San Nicolino che mi sei tanto caro, grazie per avermi ricordato che nella Chiesa le cose vanno male ma non eccezionalmente male, che l’indifferenza a Cristo, l’insofferenza al sacro dei vescovi del ventunesimo secolo non è poi così straordinaria: i vescovi dell’undicesimo secolo, i tuoi vescovi, erano pure peggio. Il giovane storico Maurizio Di Reda nel suo “Nicola il Pellegrino. Storie e miracoli” (bella copertina col quadro di Giovanni Gasparro, bella edizione Progedit) rammenta come sia in Grecia sia in Italia fosti sempre perseguitato dal clero che era disturbato dalla tua devozione, dal tuo continuo invocare “Kyrie eleison”, Signore pietà. L’abate del monastero di San Luca, in Beozia, ti negò la comunione, il vescovo di Lecce ti fece frustare, il vescovo di Taranto ti fece frustare anche lui, e tutte queste torture ti condussero a morte molto prematura (18 anni) nella città di Trani dove finalmente avevi trovato, eccezione alla regola, un vescovo comprensivo. Resta che mille anni fa c’erano vescovi che facevano frustare a sangue un ragazzo colpevole di fede troppo fervente. Zuppi, vescovo capo di vescovi, non so se crede in qualcosa oltre che alla Costituzione, ma certamente ha altri metodi.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).