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Nessuno si scandalizza degli indù per Kamala, quando l'induismo è la religione più discriminatoria

Camillo Langone

Nel tempio indù del paese avito della vicepresidente Usa si prega per la sua elezione alla presidenza. Nessun turbamento, perché a Hollywood, Bel Air, Beverly Hills non si perde tempo a studiare le caste, antico impasto di classismo e razzismo

Non si guardi alla pagliuzza razzista nell’occhio di Donald, si guardi alla trave razzista nell’occhio di Kamala. Nel tempio indù del paese avito della vicepresidente Usa si prega per la sua elezione alla presidenza. Sono notizie che non turbano nessuno. Evidentemente nessuno sa che l’induismo è la religione più discriminatoria del pianeta, grazie al sistema delle caste, antico impasto di classismo e razzismo. Di sicuro non lo sa Beyoncé, kamaliana come quasi tutta la casta del pop. A Hollywood, Bel Air, Beverly Hills nessuno perde tempo a studiare le “Leggi di Manu”, feroce testo sacro indù: “Un bramino può costringere un sudra a compiere un lavoro servile perché è creato dal creatore per essere lo schiavo di un bramino” (libro VIII, verso 413). Chiaramente quella dei bramini è la prima casta, quella dei sudra l’ultima... In India le caste più alte sono più ricche e chiare (discendenti degli invasori ariani), le caste più basse sono più povere e scure (discendenti dei dravidi invasi). Poi ci sono i fuori casta, i più disgraziati di tutti: 250 milioni di paria che nelle zone rurali sono ancora intoccabili, vittime di una sorta di apartheid. Fosse davvero antirazzista Kamala Harris direbbe ai sacerdoti induisti di lasciar perdere, di non coinvolgerla nei loro riti, ma è una democratica, e i voti razzisti servono.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).