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Gesù ci ha voluti carnivori, e di orsi e di cinghiali non dovremmo fare spezzatino?

Camillo Langone

Se nel pranzo pasquale il discrimine fra cristiani e pagani è l’agnello al forno, nelle discussioni estive è l’abbattimento degli orsi trentini. E dei cinghiali sardi che mordono i bambini in spiaggia (ieri sei punti di sutura a un novenne)

“Gesù mangiò l’agnello di Pasqua con i suoi discepoli”. Blaise Pascal scrivendo il “Compendio della vita di Gesù Cristo” (Quodlibet) sintetizza e chiarisce. Prende i quattro Vangeli, li smonta, li ricompone in ordine cronologico, li illumina. Nei Vangeli della traduzione Cei il menù dell’ultima cena non si capisce bene. E nell’incertezza fatalmente prosperano le eresie: l’eresia vegetariana, ad esempio. Secoli prima dell’esegeta spagnolo José Miguel Garcia, il filosofo francese aveva identificato il piatto forte: l’agnello. Non poteva essere molto diversamente per il figlio di colui che disse: “Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo”. Pasqua è lontana ma Genesi 9,3 vale sempre, vale ovunque, vale per tutto, anche per l’orso e dunque se nel pranzo pasquale il discrimine fra cristiani e pagani è l’agnello al forno, nelle discussioni estive è l’abbattimento degli orsi trentini. Magari adesso anche quello dei cinghiali sardi che mordono i bambini in spiaggia (ieri sei punti di sutura a un novenne). Che poi, in certe cene, ci si divide perfino su granchi, lumache, uccelletti, ricci... (Prossimamente vorrei parlarne su Cibo Estremo, podcast pascaliano).

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).