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L'idea di libertà d'espressione di Vannacci è molto simile a quella dei suoi avversari

Camillo Langone

“Non si venga a questioni davanti ai tribunali!”, intimava Don Bosco sull’esempio di Gesù e di San Paolo. Vannacci che querela Bersani non è leale e non è cristiano. Rimpiango Andreotti che non querelava nessuno

Don Bosco, San Giovanni Bosco, perdonami il vannaccianesimo imprudente. “Non si venga a questioni davanti ai tribunali!” intimasti sull’esempio di Gesù e di San Paolo, spronandomi a valutare i politici dal rispetto della libertà di espressione. Per me è il primo criterio e per questo ho scritto contro la Meloni che querela i filosofi, contro Urso che querela i giornalisti, contro Renzi che querela tutti, rimpiangendo Andreotti che non querelava nessuno. Sono stato dalla parte di Vannacci in nome della libertà di parola, perché veniva dileggiato e perfino querelato per il suo libro e le sue idee. In grave ritardo scopro che querela pure lui: ha denunciato Bersani per via di una battuta pronunciata al Festival dell’Unità di Ravenna. L’ex segretario del Partito democratico gli ha dato indirettamente del coglione, affermazione sgradevole e inoltre sbagliata (il generale è molto sveglio) ma la libertà di espressione è proprio la libertà di dare a qualcuno, anche direttamente, del coglione. Querelando Bersani, Vannacci ha dimostrato di avere della libertà di espressione un’idea troppo simile a quella dei suoi avversari: libertà da concedere a sé stessi ma non al prossimo. Chiaramente tutto questo non è leale e non è cristiano. Don Bosco, San Giovanni Bosco, mi servirà da lezione.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).