Olycom

preghiera

La reunion degli Oasis ha la tristezza del modernariato

Camillo Langone

Molto difficilmente la musica pop e rock riesce a diventare classica, è figlia del proprio tempo e col proprio tempo muore. Quello di “Don’t look back in anger” è l'ultimo assolo dell'Inghilterra bianca

E’ noto che dal caminetto del passato il conservatore, da non confondersi col passatista, non ricava la cenere ma il fuoco. Se il fuoco c’è. Nelle riunioni dei gruppi musicali il fuoco non c’è mai, semplicemente perché non può esserci. Molto difficilmente la musica pop e rock riesce a diventare classica, è figlia del proprio tempo e col proprio tempo muore. Lo prova il fatto che molto raramente riesce a parlare a generazioni molto diverse: Dioniso passa una volta sola, e in fretta. Sulla riunione dei CCCP mi sono trattenuto, su quella degli Oasis mi mostrerò più sciolto anche perché non conosco personalmente i fratelli Gallagher e non sono mai stato a Manchester, non ho impacci autobiografici. L’eccitazione mediatica per Oasis live ‘25 mi mette la tristezza che sempre mi mette il modernariato, mi ribadisce la senilità di un’Occidente che compensa con la nostalgia la dissipazione di sé. La band non era particolarmente innovativa al suo esordio, figuriamoci oggi. E comunque gli anni Novanta non possono tornare. A tal proposito si guardi il video del loro capolavoro: “Don’t look back in anger”. Da 3:04 comincia niente meno che l’ultimo assolo dell’Inghilterra bianca. Che ha le stesse probabilità di risorgere della civiltà etrusca.

Di più su questi argomenti:
  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).