Unsplash

preghiera

Leggere Francesco Selvi per disintossicarsi dalla pizza, oppio dei poveri italiani

Camillo Langone

I protagonisti di "Enrico e Giuliano" sono due inetti che si trascinano fra disoccupazione e scommesse, sigarette e birra in lattina. La pizza come supremo orizzonte di tutti gli italiani precipitati nella sciatteria alimentare

“Andrà meglio domani, pensò Giuliano intanto che riscaldava la prima pizza, una portentosa cipolla zucchine tonno gorgonzola”. Il romanzo di Francesco Selvi, “Enrico e Giuliano” (Baldini+Castoldi), rafforza il mio giudizio sulla pizza oppio dei poveri italiani. Che non sono soltanto gli italiani poveri, sono tutti gli italiani precipitati nella sciatteria alimentare, bramosi del carboidrato surgelato, preconfezionato, consegnato. Enrico e Giuliano comunque ricchi non sono, sono due inetti che si trascinano fra disoccupazione e scommesse, sigarette e birra in lattina (uno dei miei più potenti argomenti contro la pizza è il suo pressoché automatico abbinamento con la squallida cervogia). Certe pagine mi ricordano Thomas Bernhard, gran scrittore austriaco, se non fosse che Enrico è un italiano vero: “Rimaneva in casa tutto il giorno, muovendosi il meno possibile dal divano, per seguire tutte le partite”. Con la pizza come supremo orizzonte: “Con i pomodorini le melanzane la salsiccia i peperoni la cipolla i funghi. Era proprio una delle meraviglie che la vita poteva donare, una pizza surgelata. E più ricca era meglio era. Opulenza da fornetto elettrico”. Legga questo inclemente romanzo chi è dentro il tunnel della pizza: proverà vergogna e forse troverà la forza di disintossicarsi. Cominciando dalla versione tonno e gorgonzola.

Di più su questi argomenti:
  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).