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Un ministro della Cultura non deve essere laureato

Camillo Langone

La regola dovrebbe essere che il ministro della Cultura non sia, non sia mai stato, un pappagallo da esame, un servo dei baroni, un conformista accademico, ma un intellettuale liberamente formatosi

Non giustificazione ma rivendicazione. Contro chi, solitamente di sinistra, dice che un ministro della cultura dev’essere laureato ma pure contro chi, solitamente di destra, dice che un ministro della cultura può anche non essere laureato: io vado oltre e dico che un ministro della cultura non deve essere laureato. Poi magari per personalità eccezionali si potrebbero fare delle eccezioni ma la regola dovrebbe essere che il ministro della cultura non sia, non sia mai stato, un pappagallo da esame, un servo dei baroni, un conformista accademico. Che sia invece un intellettuale liberamente formatosi, come Benedetto Croce (potremmo non dirci crociani?), come Gabriele D’Annunzio, come Margherita Sarfatti, come Giovanni Papini, come Giuseppe Prezzolini, come Vincenzo Cardarelli, come Eugenio Montale, come Curzio Malaparte, come Andrea Emo, come Alberto Moravia, come Ennio Flaiano, come Natalia Ginzburg, come Leonardo Sciascia, come Cristina Campo, come Manlio Sgalambro, come Sergio Quinzio, come Oriana Fallaci, come Carmelo Bene e, scusate la modestia, come me.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).