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Preghiera

Il messale in latino è discriminato. Altro che inclusione

Camillo Langone

C'è liturgia e liturgia: nella sua tradizione solenne, la messa tridentina ormai è pratica di pochi nella Chiesa, eppure rappresenta l'argine perfetto per bloccare la tentazione di dirigersi verso preti protestanti o sindacalisti

Se tutte le religioni sono uguali, come ha detto Papa Francesco a Singapore, perché un messale è meno uguale degli altri? Il messale di San Pio V (per intenderci: il messale in latino) è discriminato dall’attuale Pontefice che ha relegato i suoi celebranti praticamente nelle catacombe. Altro che inclusione. Eppure la messa tridentina frena l’uscita di tanti cattolici in direzione dell’ortodossia. L’ortodossia, per chi è sensibile alla bellezza, è una tentazione continua. Ma ora, almeno, chi è disgustato dai preti vestiti da protestanti (clergyman) o da sindacalisti (maglione) può andare dai preti vestiti da preti (abito talare). Ora, almeno, chi è stomacato dalle chitarre e dai tamburelli delle messe postconciliari, cocciutamente beat a sessant’anni dal beat, può passare ai canti in latino della messa tradizionale. Di messe in latino ce ne sono parecchie e sempre più frequentate: alcune sono clandestine, celebrate da sacerdoti diocesani che temono le rappresaglie dei feroci vescovi bergogliani, altre sono (di malavoglia) autorizzate e il loro elenco si trova sui siti appositi. Ma perché angariare dei cristiani quando si fanno sorrisoni a buddisti e maomettani? Se tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio, si riconosca nella messa in latino un cammino per arrivare a “quella Roma onde Cristo è romano”.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).