Foto Olycom

preghiera

Aurelio Picca è il più grande laziale vivente (e mi ha regalato una cravatta)

Camillo Langone

Penso a quanto sono fortunato a essere un letterato. La letteratura unisce i vivi, oltre le generazioni, oltre le nazioni, oltre le predilezioni, e i vivi ai morti. Pensieri dopo l'incontro con un grande poeta

Vado a trovare il più grande laziale vivente (laziale sia nel senso della squadra che della regione). Vado a trovare Aurelio Picca a Velletri perché ha promesso di regalarmi la cravatta che gli regalò Domenico Rea, un altro grande della letteratura italiana. Me la vuole dare siccome non la porta mentre io le cravatte le uso molto e intendo onorare il dono. Quando in una delle stipate stanze guardaroba (“A volte non esco di casa perché non so cosa mettermi”) mi consegna il cravattone Marinella anni Ottanta, sfondo rosso, penso a quanto sono fortunato a essere un letterato. La letteratura unisce i vivi, oltre le generazioni, oltre le nazioni, oltre le predilezioni (io, per dire, detesto il tifo), e i vivi ai morti. La letteratura come la religione e come l’arte insegue l’eternità. Garantendo quantomeno una certa durata, una continuità fatta di libri letti, sottolineati, citati, conservati, talvolta dedicati (a proposito, mi faccio dedicare da Picca la mia copia del poemetto “L’Italia è morta, io sono l’Italia”, vera ragione del suo primato). E’ una forma di resistenza al tempo intessuta di letture e di incontri che diventeranno scrittura, pagine, memoria. Dio mi conservi Aurelio Picca e il collo a cui annodare la cravatta di Domenico Rea.

Di più su questi argomenti:
  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).