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Del Noce, antifascista durante il fascismo, denunciò la strumentalità dell'antifascismo postumo
Augusto Del Noce aveva capito tutto e molto per tempo. Nel ’45 che l’antifascismo è un fascismo al contrario. Nel ’58 che i radicali sono l’opposto dei liberali, cioè che sono radicalmente illiberali. Leggere la monografia di Luciano Lanna per convincersi
“Sin dal giugno 1945 Del Noce aveva ben chiaro che fosse necessario andare al di là del fascismo e dell’antifascismo”. Dal giugno 1945. Lo scopro leggendo “Attraversare la modernità. Il pensiero inattuale di Augusto Del Noce” di Luciano Lanna (Cantagalli), monografia preziosa su un filosofo della politica che nessuno, mi sembra, citava più, e che ora può e deve tornare in circolo. Perché non c’è nulla di più attuale dell’inattuale. Del Noce aveva capito tutto e molto per tempo. Nel ’45 che l’antifascismo è un fascismo al contrario. Nel ’58 che i radicali sono l’opposto dei liberali, cioè che sono radicalmente illiberali. Nel ’67 che solo il cristianesimo può portare a compimento il liberalismo. Nell’81 che il tradizionalismo catastrofista ha come risultato inevitabile una passività politica assoluta (questo posso confermarlo autobiograficamente, con la mia tessera elettorale intonsa). Torno al punto di partenza, a Del Noce, antifascista durante il fascismo, che già nel 1945 denunciava la strumentalità dell’antifascismo postumo. Settantanove anni passati invano, colpa di un antifascismo che non è memoria ma il suo contrario, Alzheimer, la malattia che induce ripetizione ossessiva di parole e gesti. Che questo Lanna-Del Noce ne attenui i sintomi.