preghiera
Adesso che a Trieste ci vanno tutti, fuggo ad Ancona per evitare l'overturismo
Analogie fra le due polis: ugualmente adriatiche, entrambe hanno un porto e un colle e un duomo sul colle, urbanisticamente assai varie, entrambe con vestigia romane e ricordi di avventure casanoviane. Solo che ad Ancona non ho incontrato un turista
Una volta andavo a Trieste, spinto dal patriottismo e dalla poesia, e mi facevano da guida i versi di Cergoly e Saba e mi sembrava una scoperta tutta mia perché fra chi conoscevo non c’era mai stato nessuno. Adesso ci vanno tutti e io non ci metto più piede perché non sono poliamoroso nemmeno con le polis, anche con le città devo immaginarmi unico e solo. L’overturismo è antierotico. Adesso sogno che Ancona sia la mia nuova Trieste. Ci sono stato per incontrare Geminello Alvi, il più grande marchigiano vivente (non è definizione da poco, è il titolo che fu di Gino De Dominicis, Enrico Mattei, Gioachino Rossini, Monaldo e Giacomo Leopardi, Giovanni Battista Pergolesi, Sassoferrato, Raffaello, Bramante, Federico da Montefeltro, Gentile da Fabriano...). E mi sono accorto delle analogie: ugualmente adriatiche, sempre un porto e un colle e un duomo sul colle, urbanisticamente assai varie, entrambe con vestigia romane e ricordi di avventure casanoviane, con un passato aureo e un presente periferico... Solo che ad Ancona, aggirandomi fra chiese e corsi, non ho incontrato un turista. Prego San Ciriaco di poterci tornare molte volte.