Boccaccio Boccaccino, "Adorazione dei pastori", 1499-1500

preghiera

Scoprire a Ferrara Boccaccio Boccaccino, un Caravaggio in sedicesimo

Camillo Langone

La mostra “Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso”, di Sgarbi, è la migliore del 2024 secondo “Finestre sull’Arte”. L'occasione per approfondire un pittore dalla biografia tormentata

“Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso” è la mostra migliore del 2024 secondo “Finestre sull’Arte”. E’ ancora aperta (chiude il 16 febbraio), ovviamente è a Palazzo dei Diamanti, ovviamente è di Vittorio Sgarbi. Leggendo i nomi dei pittori esposti, moderatamente noti, mi viene da pensare che il suo successo sia dovuto innanzitutto a Sgarbi e a Ferrara, abbinamento insuperabile. Io senza questa mostra non avrei approfondito Boccaccio Boccaccino, altro artefice ferrarese fra Quattro e Cinquecento. Scopro che era, biograficamente parlando, un Caravaggio in sedicesimo: nel 1497 si trovava per qualche motivo in carcere a Milano, presto ne uscì grazie alle pressioni del duca d’Este ma solo due anni dopo, a Ferrara, assassinò la moglie “ch’el trovò farli le corna”. Era troppo anche per il benevolo sovrano e dovette andarsene. Eppure continuò a ottenere importanti commissioni come la “Adorazione dei pastori” presente in mostra, opera perfetta in periodo di presepe (da non considerarsi concluso prima dell’Ottava dell’Epifania, 13 gennaio) e per ricordare un tempo fondato sulla fede anziché sulla morale. Oggi i trasgressori, si chiamino Caffo o Morgan o Rupnik, non ci si accontenta di punirli, li si vuole cancellare. Era meglio il Cinquecento.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).