preghiera
Il regista di "M" parli per sé: dentro di me non ho incontrato nessun maschio tossico
La serie “M. Il figlio del secolo” è “sulla mascolinità tossica, che non è qualcosa di diverso da noi, ce l’abbiamo dentro di noi”, dice il regista Joe Wright. Un invito a manganellare gli ultimi maschi vispi, additandoli come simil-Mussolini
M come Mussolini? No, M come Maschio. La serie “M. Il figlio del secolo” è “sulla mascolinità tossica, che non è qualcosa di diverso da noi, ce l’abbiamo dentro di noi”, dice il regista Joe Wright. Dunque Mussolini è un pretesto, uno specchietto per le allodole fasciste e antifasciste, volatili complementari, gli otto milioni di mussolinomani che ancora starnazzano intorno alla vecchia mummia. Mussolini è morto e stramorto e non interessa a nessun vivo. Intellettualmente vivo, dico. Qualche maschio vispo invece esiste ancora e per quelli di “M” è lui che bisogna manganellare, additandolo come simil-Mussolini, denunciandolo come criminale, presentandolo come ridicolo (l’attore Marinelli sarà tanto bravo ma mi sembra Petrolini, Bracardi, Guzzanti: insomma, le comiche). Peccato che i migliori maschi cosiddetti tossici mai abbiano fatto squadra, tantomeno squadraccia. Il seduttore è un solitario, un individualista, un impolitico. Casanova le masse le aveva in orrore, altro che Piazza Venezia: “Il popolo è un mostro enorme, feroce, atroce”. Don Giovanni pensava al catalogo e all’eccellente Marzemino, di sicuro non gli veniva in mente di aggregarsi con maschi per andare a picchiare altri maschi. Parli per sé, Joe Wright: il maschio tossico mussolinoide sarà dentro di lui, io dentro di me non l’ho incontrato mai.