
Crocifisso anatomico, Pinacoteca Roberto Caracciolo, Lecce
Preghiera
A Lecce si può ancora ammirare un cristianesimo hard, come quello di Rubio
Dalle opere conservate nella Pinacoteca Roberto Caracciolo emerge una fede - estrema, dura, carnale - che non esiste più. Possiamo solo ammirarla con nostalgia nei quadri, nelle statue, nei reliquiari delle chiese preconciliari
Si visiti la Pinacoteca Roberto Caracciolo, ossia la pinacoteca francescana di Lecce, per verificare quant’è cambiato il cattolicesimo. La fede che ha ispirato i quadri, le statue, i reliquiari conservati nel museo, in massima parte del Sei-Sette-Ottocento, non sembra avere alcun rapporto col cattolicesimo contemporaneo. Né estetico né teologico. Sono religioni evidentemente diverse. Il clero odierno non commissionerebbe, i credenti odierni non accetterebbero, opere come il crocifisso anatomico, tremendamente aperto sugli organi interni di Cristo, o come il quadro in cui Gesù Bambino trafigge San Francesco con un grosso chiodo, o come i reliquiari con le ossa dei Santi bene in vista, o come l’Adultera contrita e sensualissima che ancora turba nel Ventunesimo secolo, figuriamoci in un convento del Diciassettesimo. Nella Pinacoteca Caracciolo vediamo le vestigia di un cristianesimo estremo, tragico, duro, carnale, reale, laddove nelle chiese postconciliari osserviamo non più una religione concreta ma una vaga religiosità, edulcorata, evaporata. In Italia quel cristianesimo hard, spettacolare come la croce di cenere sulla fronte di Marco Rubio, può tornare? Non penso. A Lecce si può ancora ammirare, però.