
Quinto Orazio Flacco, ritratto immaginario di Giacomo Di Chirico
Preghiera
Né con Feltri né con gli spaghettisti
Il primo dice che i piatti del sud sono tutte schifezze, ma da vegetariano si perde il meglio del nord. I secondi insorgono, ma sono troppo contaminati. Sotto Roma io seguo Orazio, che mangiava làgane, ceci e cinghiale lucano
Cosa c’è di più stantio della rivalità nord/sud? Gastronomica, poi... Discorsi già sentiti al tempo in cui Berta filava, o Banfi sghignazzava nei film scollacciati sul servizio militare (c’era il servizio militare in Italia, e c’erano i film scollacciati). Allora i settentrionali venivano chiamati polentoni, i meridionali in un modo che non dico perché certe parole io non le scrivo nemmeno fra virgolette. Ma le polemiche più sono trite e più ritornano. Adesso Vittorio Feltri dice che i piatti del sud sono “tutte schifezze”, viva i pizzoccheri. Da sud gli spaghettisti insorgono indignati. Ovviamente sbagliano tutti. Feltri essendo vegetariano ha un gravissimo handicap gastronomico, del suo nord si perde il meglio, il bollito, la cotoletta, il vitello tonnato. Mentre gli spaghettisti non sono abbastanza italiani né abbastanza meridionali, sono troppo contaminati: il pomodoro che mettono ovunque va guardato con sospetto (è americano), la pizza Margherita mi ricorda i Savoia e io sono borbonico, la pasta secca è dozzinale. Sotto Roma io seguo Orazio, conterraneo e maestro, e Orazio non mangiava spaghetti né pizza, mangiava làgane (pasta fresca) e ceci, e cinghiale lucano, piatti che Feltri e gli spaghettisti non possono capire. Li capisco io, li amo io che oggi prego di arrivare a Pasqua per mangiare l’agnello delle Murge.