
Niccolò Contessa (Getty)
Preghiera
Il nuovo album de I Cani si intitola "Post mortem" e non lascia speranze
Ascoltare questo disco è come un esercizio spirituale, una meditazione sui Novissimi, un digiuno dai video di Elodie. Ci voleva un cantante (autore e produttore) per sapere che da mezzo secolo affondiamo nella necrocultura?
“Nella parte del mondo in cui sono nato / l'età media è quella in cui eri già morto nel passato”. E' buono e giusto ascoltare l'ultimo disco de I Cani, ovvero Niccolò Contessa, durante la quaresima. Se poi è perfino venerdì è proprio perfetto. E' come un esercizio spirituale, è una meditazione sui Novissimi, è un digiuno dai video di Elodie. Si intitola coerentemente “Post mortem” e non lascia speranze, se non nel montaliano imprevisto o ancor meglio in un miracolo.
“Nella parte del mondo in cui sono nato / fino da piccolo mi hanno insegnato / che tutto è corrotto, tutto è sbagliato / vivere è fascista, nascere è reato / vivere è capitalista, nascere è peccato”. Poi dicono la crisi demografica. Poi parlano di provvedimenti “pro family”. Ci voleva un cantante (in verità anche autore e produttore) per sapere che da mezzo secolo affondiamo nella necrocultura? “Nella parte del mondo in cui sono nato / se qualcuno parla di anima è un invasato”. Eccoci al punto, ecco dove “Nella parte del mondo in cui sono nato” (titolo del brano) fa balenare, con l'involontarietà dell'arte, una risposta: per riempire le culle non ci vogliono asili nido, ci vuole Dio.