
Ruvo di Puglia (WikiCommons)
Preghiera
Salvarsi oramai è possibile solo nell'entroterra
Tutto il male del turismo riassunto in una "lezione di pasta e tiramisù a Bari", introdotta da "un bicchiere di Prosecco". Un menù di stereotipi e fandonie
Il turismo è nichilismo, è un tiramisù a Bari. Voglio regalare a una ragazza un corso di pasta fresca in Puglia, cerco in rete ed ecco la prima cosa che trovo: “Lezione di pasta e tiramisù a Bari”. Sembrerebbe un’iniziativa di successo, ci sono entusiastiche recensioni, un’ispirata descrizione: “Impara a preparare pasta e tiramisù autentici come una vera mamma italiana con questo corso pratico di cucina in una casa locale a Bari. Unisciti alla tua ospite nella sua cucina per rompere il ghiaccio con un bicchiere di Prosecco...”. Non bastava il tiramisù, ci voleva anche il Prosecco in questo menù di stereotipi e fandonie.
Estendendo ciò che scrisse Joyce riguardo Roma, l’Italia mi ricorda un uomo che si mantiene mostrando ai turisti il cadavere di sua nonna. Della nonna che faceva le orecchiette, nel caso specifico. Ma la nonna che faceva le orecchiette come pasta poi come dolce faceva le zeppole... I nichilisti dell’ospitalità con un solo breve corso riescono a: 1) vendere la nonna; 2) violentare la mamma; 3) ammazzare la pasticceria barese; 4) annientare l’enologia pugliese. Io, in attesa che anche a Bari arrivino gli operatori del turismo rispettoso (se funziona in Mozambico forse funziona pure nel Murattiano), corro verso la Murgia, a Ruvo, per gustare le zeppole della Pasticceria Zanzibar. La salvezza è nell’entroterra.