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Caduta e rimbalzo

Pier Carlo Padoan

La recessione che si profila ha cause esterne e nazionali. I fattori che possono aiutarci. Ma serve flessibilità

I dati sulla caduta della produzione industriale, in Italia ma anche nella maggior parte dei paesi Ue, segnalano un preoccupante peggioramento del quadro economico. Peggioramento che ha di molto superato, in negativo, le attese dei previsori, pubblici e privati. Molte delle previsioni sono già state riviste verso il basso. E si ricomincia a parlare, per l’Italia, di rischio di recessione tecnica (due trimestri consecutivi di crescita negativa). Va ricordato che, nella gran parte dei casi i dati negativi ancora non incorporano le conseguenze della epidemia coronavirus, conseguenze che, peraltro, ancora devono dispiegarsi e le cui dimensioni sono particolarmente incerte. Le cause sottostanti a un quadro negativo così diffuso sono sia di carattere globale che specifiche alle situazioni nazionali. Se si guarda al sistema globale la lista è lunga. Le guerre commerciali tra i big player che, al di là della effettiva implementazione delle misure restrittive, creano incertezza sullo stato di salute del sistema multilaterale e quindi frenano investimenti e pongono in discussione il futuro delle catene globali del valore. La Brexit, che promette un negoziato frenetico e dagli esiti assai incerti. Le difficoltà strutturali in settori strategici come quello dell’automobile. In generale un aumento dell’incertezza relativa alla direzione e alla efficacia delle politica economica. E, come documenta un recente studio della Bce, un aumento dell’incertezza sulla politica economica si traduce in un peggioramento della fiducia di famiglie e imprese. Dal peggioramento della fiducia alla decisione di tagliare spese per consumi e investimenti il passo è breve. In questo quadro globale si aggiungono le incertezze specifiche del caso italiano. L’incertezza economica è aumentata nel nostro paese da quando, nell’estate del 2018, si è formato il governo gialloverde, incertezza derivata sia dai dubbi sulla efficacia e adeguatezza delle “misure bandiera” che dalla mai definitivamente scomparsa considerazione di ipotesi di uscita dall’euro. L’incertezza si è tradotta sia nel peggioramento del grado di fiducia che dall’aumento dello spread. Con il cambiamento di governo lo spread è tornato su valori più contenuti ma non si è assistito a una ripresa significativa della spesa. Questo ultimo aspetto permette di evidenziare un dato caratteristico dell’economia italiana, la sua limitata capacità di “rimbalzo” soprattutto degli investimenti, dopo uno choc negativo. Capacità limitata che riflette il perdurare di ostacoli strutturali, sia interni alle imprese (in primis la loro dimensione limitata) che esterni alle imprese (il business environment). 

 

Questo aspetto specifico dell’Italia desta preoccupazione particolare nella situazione corrente. Qualora l’incertezza globale (compresa quella legata alla Coronavirus) si dovesse almeno in parte dissipare, e soprattutto se questo dovesse avvenire nei prossimi mesi, ci sarebbero le condizioni per un rimbalzo. Un rimbalzo tanto più intenso quanto più flessibile il sistema economico. Tanto più rigido il sistema, tanto minore il rimbalzo e tanto maggiore il rischio di isteresi, per cui uno choc intenso ma temporaneo finirebbe per produrre effetti permanenti sulla crescita di lungo periodo.

 

Il combinato disposto di ostacoli strutturali, scarsa capacità di rimbalzo e elevata incertezza rischiano di produrre una situazione di galleggiamento, di stagnazione, da cui sarebbe difficile uscire, sia a livello italiano che a livello europeo. Ecco perché è indispensabile una forte risposta delle politica economica. A livello europeo, fermo restando lo stimolo espansivo prodotto dalla Bce, la politica fiscale deve fare di più. E il momento di tradurre in pratica il principio che i paesi che hanno spazio fiscale lo dovrebbero utilizzare con politiche espansive. I paesi senza spazio fiscale dovrebbero concentrarsi su misure strutturali di miglioramento del business environment. Come riportato dalle previsioni della Commissione europea del 12 febbraio limitate misure espansive (riduzioni di imposte) sono state introdotte in Germania. Ma l’Europa deve anche accelerare la definizione delle misure concrete per l’avvio del Green deal così da dare certezza sulla strategia di lungo periodo.

 

L’Italia non ha spazio fiscale ma ha opzioni per sostenere l’economia. Innanzitutto rilanciare gli investimenti pubblici, già finanziati ma bloccati da impedimenti amministrativi o disaccordi politici, La possibilità di abbassare ulteriormente il tasso di interesse, che richiede una politica di bilancio credibile e orientata alla riduzione del debito. L’avvio di una seria riforma della tassazione. E la definizione di una credibile strategia di crescita verde e sostenibile, approfittando delle opportunità disponibili a livello europeo.

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