Bazooka e fake news
Bce. Crescita. Mes. Eurobond. Idee per combattere la crisi con gli strumenti adatti e la giusta cornice
La doppia crisi avanza e con essa si moltiplicano e si intrecciano le posizioni su cosa si debba fare per fronteggiarla. Al di là dei singoli interventi occorre uno sforzo per rendere coerenti le diverse iniziative e il ruolo delle istituzioni che le devono attuare.
Il coordinamento, sia pur indiretto, è fondamentale per aggredire una crisi sistemica dalle proporzioni che sta assumendo. Proviamo a valutare alcuni dei componenti di una strategia di risposta, nella consapevolezza che lo sforzo richiesto va al di là di singole proposte.
La Bce
Una delle conseguenze della “gaffe” della signora Lagarde è il ritorno della teoria del complotto, subito agitata, in Italia, dai leader del centrodestra. In base a questa teoria la Lagarde avrebbe volutamente pronunciato le fatidiche parole sulla “indifferenza agli spread” per indebolire finanziariamente e politicamente l’Italia come parte di una strategia portata avanti dai “paesi forti” della zona euro, Germania e Francia in primis. (segue a pagina tre)
Le vicende di questi giorni dovrebbero chiarire senza ombra di dubbio l’infondatezza (e la malafede) di questa teoria. Delle turbolenze sui mercati hanno sofferto le borse di tutti i paesi. Ma soprattutto una crisi finanziaria in Italia nelle condizioni attuali metterebbe in discussione la sopravvivenza stessa dell’euro che finirebbe per danneggiare tutti i suoi membri. Il duplice intervento della Bce, poderoso in quantità e articolato in qualità, ha posto fine alle ambiguità. La Bce è pilastro indispensabile per fronteggiare la crisi. Detto questo, il fatto che la teoria del complotto si sia fatta di nuovo viva è solo un modo diverso di riaffermare, da parte dei sovranisti, che l’euro è uno sbaglio e che l’Italia se ne dovrebbe liberare. Insomma, con la crisi è ritornata la tentazione dell’Italexit.
Eurobond
C’è convergenza crescente sull’idea che per superare la doppia crisi l’Europa necessiti di strumenti propri e che l’eccezionalità della crisi sia il momento per introdurre questi strumenti nella cassetta degli attrezzi. Ma con questo termine si intendono cose spesso molto diverse. Gli eurobond dovrebbero finanziare spesa in conto capitale (non spesa corrente), strategie specifiche come il rafforzamento a livello europeo del settore sanitario, ricerca compresa (coronabond?) e, secondo quanto suggerito da Guido Tabellini sul Foglio di ieri, dovrebbero essere irredimibili per evitare il risultato (paradossale) che gli Eurobond possano indebolire la sostenibilità del debito italiano in quanto i titoli “europei” sarebbero “senior” rispetto ai titoli nazionali. Una proposta che dovrebbe poter essere estesa al finanziamento di infrastrutture, materiali o immateriali anche di natura non strettamente legata al settore sanitario.
Mes
Per settimane, se non per mesi, il termine Mes (Meccanismo europeo di stabilità) è stato considerato tossico in quanto sinonimo di ristrutturazione del debito (e parte della strategia del complotto, vedi sopra). Ora ci si comincia a rendere conto che si tratta di uno strumento potente di stabilizzazione della Unione monetaria grazie alle risorse di cui dispone (a oggi oltre 400 miliardi di euro). Il problema riguarda le modalità e le motivazioni del ricorso a tali risorse. La natura simmetrica dello choc coronavirus fa sì che tale strumento sia utile per tutti i paesi dell’Eurozona come misura precauzionale e per questa ragione ottenibile con una condizionalità assai ridotta. Il ricorso collettivo alle facilities del Mes sarebbe inoltre tale da escludere un effetto di stigma sui paesi che accedono alle risorse.
La crescita
I governi, compreso il nostro, stanno utilizzando la politica di bilancio per fronteggiare la gigantesca emergenza attivata dallo choc coronavirus. Gli sforzi di bilancio di queste settimane, pur agevolati da un notevole ampliamento dello spazio fiscale europeo sono solo una parte di quello che servirà. In Italia, ma non solo, occorrerà quanto prima avviare misure per la ripresa della crescita che riguardino sia le modalità operative delle imprese (per esempio incentivi all’aumento del capitale e all’adozione di nuove tecnologie) sia il miglioramento del business environment (dalla Pubblica amministrazione alla giustizia civile); e ciò entro una politica di bilancio che miri a un surplus primario crescente e a un ribilanciamento della spesa verso il conto capitale.
Gli strumenti per combattere e superare la crisi ci sono. E non si esauriscono in questo rapido elenco. Ma gli strumenti vanno inseriti in una visione condivisa. L’Europa avrà più che mai bisogno di una strategia di lungo termine che, tra l’altro, estenda il principio di crescita sostenibile a quello della salute. Sia pur drammaticamente l’Europa sta riscoprendo il significato di “bene pubblico”. Mai come ora stiamo comprendendo quanto sia vero che salvaguardare la salute di ognuno è il modo migliore per salvaguardare la salute di tutti. E che tutti dobbiamo contribuire al bene pubblico.