Parisi, magari
Sembrava di sì, sembrava di no, e invece Stefano Parisi potrebbe essere il candidato sindaco del centrodestra per Milano. Mai farla facile, nella nebulosa politica del berluscon-leghismo. Da mesi si vagola nell’indistinto, e nulla è mai identico a ciò che appare. Però i fatti sono questi. Domenica scorsa, nella cena del dopo-derby tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni (auguri) il nome dell’ex direttore generale di Confindustria, nonché city manager con Gabriele Albertini era uscito come il possibile punto d’incontro. “Un bel nome” non era esattamente un’investitura politica, ma un passo avanti sì. A stretto giro, l’interessato aveva fatto sapere di non essere disponibile. Ma le cose possono cambiare in fretta. Gli elementi noti sono questi. L’approvazione dei designatori è unanime. In più ieri Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, ha fatto sapere di non essere disponibile alla corsa. Parisi non è una figura nota al grande pubblico, ma conosce Milano (ci vive da vent’anni, anche se è romano), ha un profilo manageriale ineccepibile, è un buon comunicatore. Poi ci sono i ragionamenti politici. E’ vero che la sua figura è quasi speculare a quella di Beppe Sala (city manager della Moratti e manager d’industria), ma è anche vero che – se Sala sarà il candidato – esiste una quota dell’elettorato di sinistra che potrebbe non votarlo. Una mini scissione di qualche punto percentuale, che potrebbe bastare al centrodestra per arrivare al ballottaggio. E al ballottaggio, ci sarebbe un po’ di voto “centrista” da poter recuperare.
Il vero problema della decisione di Parisi resta al momento Parisi stesso. Il Cav. e Salvini premono perché sciolga la riserva subito dopo le primarie del Pd, inizio settimana prossima. Ma Parisi ha in corso una non semplicissima operazione di aumento di capitale della società di cui oggi è presidente, la Chili TV, nata da una costola di Fastweb, una piattaforma che fornisce video on demand. Serve più tempo, a Parisi, ed è per questo che potrebbe rinunciare. Anche se, con tutto il tempo perso finora dal centrodestra, non sarà qualche settimana a spiantare Milano, per dirla con Don Lisander.
Osservatorio Barbacetto - Ecco la lista di proscrizione. Manco avesse sentito il richiamo della foresta di Nando Dalla Chiesa, che il giorno prima accusava la Milano della libera opinione civile – ah, un tempo sì che esisteva… – di aver “tirato giù la clèr” (lombardismo per saracinesca) e di non essere più capace di chiedere “chiarezza” (sui conti dell’Expo, va da sé) a Beppe Sala, e di essere al massimo capace (la libera opinione civile) di demandare a un solo giornalista eroico come Gianni Barbacetto di combattere la giusta battaglia, sul Fatto di ieri Gianni Barbacetto ha risposto: “Presente!”. E ha stilato la lista di proscrizione di tutti quelli che nel weekend andranno alle primarie della sinistra per votare Beppe Sala come candidato sindaco. Ed ecco i nomi, che magari sono soltanto quelli che hanno partecipato a una cena per farli conoscere al Marriott, come Giuseppe Bonomi, presidente di Sea, l’ex democristiano e presidente della Lombardia Bruno Tabacci, il manager ex Montedison Pippo Garofano e Ettore Gotti Tedeschi (accreditati Opus Dei, e tanto basta perché la cosa si trasformi in un endorsement ufficiale della Prelatura). Poi ci sono i puri reprobi, come Denis Verdini (che alle primarie non vota, ma si sa, è la longa manus di ogni cosa) e Sergio Scalpelli, “ex-tutto”, e addirittura “cofondatore del Foglio”. Andateci alle primarie, se avete il coraggio. Come diceva Schwarzenegger: “Da qualche parte, in qualche modo, qualcuno pagherà”.
Persino “i cinesi”, s’indigna Barbacetto, si sarebbero detti disponibili, attraverso il loro portale web in lingua mandarina huarenjie.com, a sostenere Sala partecipando persino alle primarie. Un altro caso di “sostegno esterno” da parte di “elettori che poco hanno a che fare con il centrosinistra”. I cinesi, questi sconosciuti.
Il Foglio sportivo - in corpore sano