Bagutta e altri nomi
Il Premio Bagutta è una nobile istituzione milanese, essendo, come ognun sa, il più antico premio letterario italiano, fondato il giorno di San Martino del 1927 da dodici amici letterati e giornalisti nella trattorietta toscana di cui porta il nome, e che a sua volta porta il nome di una viuzza tra San Babila e Montenapoleone. Il nome probabilmente resterà, la sede del premio, cioè la trattoria dove è ancora assegnato, forse no.
Ai gestori, gli eredi di Alberto Pepori, l’oste del 1927, è arrivata una lettera di sfratto per morosità, reso esecutivo per la data del 14 aprile. Se la notizia non ha suscitato scandalizzate urla della società culturale e civile milanese, è forse perché nato povero, elitario, circolo d’intenditori orgogliosamente lontano dalle logiche editoriali e di mercato, il Bagutta s’è sempre conservato tale. Consegnandosi, o rassegnandosi, a un suo ruolo raffinato e un po’ fané, che nel tempo ha continuato a girare attorno alle mura di Via Solferino (l’attuale presidente della giuria è Isabella Bossi Fedrigotti) e a un mondo letterario di nicchia.
Il che non ha impedito di premiare (quasi) sempre ottimi libri, e molta poesia. La notizia collaterale è che a sostituirlo, come location più che come anima, sta per nascere un nuovo premio letterario, con ambizioni molto glam. Si chiamerà “The Dot Circle”, e nasce come spin off del magazine di moda The Fashionable Lampoon, operazione più commerciale che culturale, tra gli sponsor c’è Tiffany, che ha il suo showroom a trecento metri da via Bagutta, e diretto da Carlo Mazzoni, giovane e intraprendente uomo di comunicazione milanese. Vorrebbero celebrare il loro primo premio proprio lì, in via Bagutta, ma con un grande evento molto fashion in strada.
Qualche problemino coi nomi, nelle liste dei due candidati sindaco. Beppe Sala è riuscito a chiudere la sua lista di appoggio civico, “Noi, Milano - Beppe Sala sindaco” e avrà come capolista il direttore del museo della Scienza e della Tecnologia, Fiorenzo Galli a guidare una cinquantina di rappresentanti del mondo culturale, del Terzo settore e del mondo cattolico. Il nome che non ci sarà è quello di Massimo Ferlini, ex capo della Compagnia delle opere, bloccato dai veti di natura ideologica dell’area Pisapia-Balzani. Un passo indietro che forse semplificherà le intenzioni di voto del mondo ciellino, in direzione di Stefano Parisi, con cui si sono schierati Maurizio Lupi e anche Luigi Amicone, ma forse no: imperscrutabili sono le vie dei ciellini milanesi. Parisi, nel frattempo, un problemino ce l’ha col nome della sua, di lista civica. Il suo nome figurerà su tutte le liste di partito, ma i partiti vorrebbero evitare una “Lista Parisi” in quanto tale. Motivo, il rischio che possa cannibalizzare (che poi sarebbe: attirare) i voti sottraendoli ai partito.
Per spiegarsi, fanno l’esempio della Lista Zaia in Veneto alle ultime regionali. Forse dovrebbero riflettere sul fatto quell’operazione consentì non solo un trionfo al governatore, ma guadagnò un surplus di consensi a una coalizione qua e là zoppicante. Forza Italia e alleati hanno ancora qualche giorno per rifletterci: la presentazione della lista civica di sostegno a Parisi (capolista dovrebbe essere Gabriele Albertini) è in programma per martedì 12 aprile. Come diceva Arbore: meditate gente, meditate.
Ha fatto un piccolo baccano mediatico l’anticipazione della campagna di Convivio 2016, la mostra-mercato benefica per raccogliere soldi per la lotta all’Aids in programma a Fieramilanocity dal 7 al 12 Giugno. L’iniziativa milanese era nata nel 1992 da un’idea di Gianni Versace, Gianfranco Ferrè, Giorgio Armani e Valentino e tiene botta negli anni. Quest’anno però le fotografie affiancate di Donatella Versace e Franca Sozzani, mitologica direttrice di Vogue Italia, con il claim “L’Aids è di moda” hanno scatenato prima le ire dei social, e poi la dissociazione della stilista, che non aveva dato l’approvazione al lancio della campagna: “Non condivido. La mia lotta contro l’Aids continua, con immutato impegno e con i mezzi e le parole più idonei”. Lo slogan incriminato continuerà a beneficiare però del volto della Sozzani: “E’ giusto suscitare interesse perché dieci malati al giorno in Italia non sono pochi”. Non resta che suggerire allo staff della comunicazione il Pepe Carvalho di Manuel Vázquez Montalbán: “‘E’ morto di Aids?’. ‘Lei come lo sa?’. ‘Aveva l’aria di un malato alla moda’”.
Il primo LEGO Certified Store italiano debutterà all’Arese Shopping Center, il prossimo 14 aprile. Sul sito che fu un tempo la grande fabbrica dell’Alfa Romeo c’è il nuovo centro commerciale più grande d’Italia, 120 mila metri quadrati, sorto . La multinazionale danese, rivitalizzata negli scorsi anni da una cura aziendale e di riposizionamento che è ormai un caso di studio dell’economia globale ha scelto l’area a più alta densità commerciale d’Italia per il suo primo negozio monomarca. C’è una logica. Là dove si costruivano le macchine, ora si gioca con le costruzioni.
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