Lo chiamavan Drago

Maurizio Crippa

Il debutto molto sociale al Giambellino della giunta di Beppe Sala. Tutti i big dei musei in città

La canzone di Gaber è la più bonaria e scontata delle ironie che vengono in mente, “Il suo nome era Cerutti Gino / ma lo chiamavan Drago / Gli amici al bar del Giambellino / dicevan che era un mago”. Lui si chiama Beppe Sala, al Giambellino aveva avuto un battibecco con gli abitanti del quartiere popolare durante la campagna elettorale. Che sia un mago dovrà dimostrarlo nei prossimi anni, ma siccome è un uomo di parola, delle periferie aveva detto che erano l’ossessione che non lo faceva dormire la notte, e dalle periferie ha deciso di partire, con un’operazione ovviamente di immagine, che però è anche un segnale politico. Alla città e alla sua maggioranza. Ieri, la prima riunione della sua giunta “Pisapia 2.0” – sei assessori su dodici sono riconfermati, da Pierfrancesco Majorino alle Politiche sociali a Filippo Del Corno alla Cultura, a Pierfrancesco Maran che passa all’Urbanistica, per citare gli incarichi maggiori – s’è svolta proprio al quartiere Giambellino. Con rivendicazione politica: “Essere al Giambellino è tutto meno che una sceneggiata, vedrete a breve quello che faremo per le periferie”, ha detto il sindaco. La triade fatale su cui Sala ha scommesso la sua immagine di uomo del fare – riqualificazione, urbanistica e sicurezza – parte esattamente da lì. E per il momento si parte dallo sblocco annunciato di un bel po’ di fondi pubblici. Ieri Sala ha confermato l’intenzione di “trovare subito” i 30 milioni di fondi per ristrutturare e assegnare entro due anni le case vuote e per la manutenzione straordinaria dei caseggiati (obiettivo “zero alloggi sfitti”). Un progetto che in totale ammonta a cento milioni. Come reperirli, si vedrà. Sala ha sempre sostenuto di puntare soprattutto a recuperarli dalle cessioni di quote di partecipate come la Serravalle, la A2A e la Sea. Sarà la prima impegnativa partita per il nuovo assessore al Bilancio, il suo amico Roberto Tasca, professore di Economia all’Università di Bologna che ha sostituito Francesca Balzani. Chissà se anche nel suo piglio managerial-benecomunista.

 

Ma siccome i primi segnali politici che l’amministrazione Sala vuole dare sono tutti nel segno del sociale, ieri il co-protagonista è stato Majorino, l’uomo forte del Pd in giunta. Se per Sala sono le periferie, per Majorino “le politiche per le famiglie, tutte, saranno la nostra ossessione”. La prima mission annunciata dal responsabile del Welfare sono le misure di sostegno al reddito delle famiglie: un assegno di 150 euro al mese per tutte le neo mamme con un reddito Isee fino a 20 mila euro. Dal 2017 la misura diventerà fissa, in forma di una card-maternità di 24 mesi a partire della nascita del figlio. Costo complessivo di circa due milioni euro. Chi aveva paura del sindaco manager, per definizione senza cuore e liberista, per il momento dormirà senza ossessioni.

 

Proseguono le prove per fare di Milano capitale culturale. Dal 3 al 9 luglio, con presenza inaugurale del ministro Dario Franceschini, ospita ICOM 2016, la 24esima Conferenza generale della International Council of Museums, l’organizzazione internazionale dei musei e dei professionisti museali. Operatori di 130 paesi, tremila delegati, discuteranno sul ruolo dei musei immersi nel loro paesaggio culturale. Alla fine la firma di una “Dichiarazione di Milano”, carta che fisserà gli impegni sociali dei musei sul e per il territorio. Si tratta innanzitutto di un’occasione di lavoro “per addetti” prestigiosa (una grande festa alla Triennale saluterà il passaggio delle consegne a ICOM Kyoto 2019), ma anche di una vetrina di gran spolvero per il sistema museale milanese, che scalando negli ultimi anni le graduatorie internazionali per offerta, efficenza, integrazione tra istituzioni pubbliche e private. Molti eventi aperti al pubblico e ospiti prestigiosi, dallo scrittore Nobel turco Orhan Pamuk, all’immancabile (di questi tempi) artista bulgaro Christo, reduce dal milione di passeggiatori sui suoi suoi “Floating Piers” in mezzo al lago di Iseo.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"