Desideri
Il “desiderio di non disperdere l’esperienza fatta a Milano” è un mantra che ha ormai assunto valenza nazionale. Lo ripetono tutti, e ognuno conduce dove vuole. Il risultato è però che Milano rimane al centro della politica nazionale, non solo dal punto di vista simbolico. Il “desiderio di non disperdere” è innanzitutto quello di Stefano Parisi, che a Milano ha dimostrato le potenzialità di un centrodestra liberal-popolare e moderato e ha annunciato per settembre una “convention” – qualcosa di meno di una fondazione e qualcosa di più di una Leopolda – “per candidarsi a dare una mano al centrodestra”. Nel frattempo, oggi ad Arcore si riuniscono i vertici di Forza Italia, sempre per il desiderio di non disperdere eccetera, ma declinato in quest’altro modo: se a Milano fossimo stati più duri contro il renzismo e il suo candidato, forse ce l’avremmo fatta. Obiettivo: dare forma alla campagna per il no al referendum. Ci saranno Renato Brunetta e Paolo Romani, i capigruppo in Parlamento che mercoledì hanno presentato “il manuale ufficiale del dipartimento Formazione di Forza Italia per i Comitati del No”. Anche Parisi ha rotto gli indugi e si è dichiarato per il no al referendum, ma non essendo di Forza Italia, ad Arcore non ci sarà. Ci saranno invece tutti i big, da Mariastella Gelmini a Giovanni Toti a Maurizio Gasparri, che l’outsider Parisi lo vedono come fumo negli occhi. Ma il Sovrano di Arcore ha gli occhi lunghi, e non è così scontato che per il futuro non stia adocchiando proprio l’ex candidato sindaco, là in fondo.
Non vogliono disperdere l’esperienza fatta a Milano nemmeno i renziani del Pd. Vinto un po’ a fatica il sindaco, il capoluogo lombardo rimane città chiave del rilancio italiano e soprattutto del riformismo democratico che funziona. E ora più che mai la pianura milanese è campo di battaglia referendaria. Oggi arriva (e non capita troppo spesso) il ministro per le Riforme costituzionali, Maria Elena Boschi, per un incontro a inviti assieme al sindaco, Beppe Sala. Il titolo è programmatico: “Milano, sì al mondo nuovo, no alla palude”. Organizza il Circolo della Pallacorda, il più glam e renziano dei circoli del Pd cittadino, l’anello di congiunzione tra il “partito nuovo” della sinistra e il mondo produttivo e delle professioni della city, in collaborazione con la Fondazione EYU. Non è male notare che coordinatrice della Pallacorda è Arabella Caporello, quarantatreenne marchigiana, economista, che dal 1991 lavora in città nel mondo della finanza e del private equity, già nel Consiglio di gestione della Popolare di Milano e dallo scorso maggio membro del cda di Sea. Giusto ieri, Beppe Sala ha annunciato che Caporello sarà il nuovo city manager del comune, la prima donna a ricoprire la carica. Il documento per il sì al referendum che verrà presentato oggi alla Pallacorda è firmato proprio da Caporello, assieme a Adrio De Carolis, Alessandro Aleotti, Roberto Arditti e Sergio Scalpelli. Lunedì 25, invece, alla Piscina Caimi appena restaurata e gestita della Fondazione Teatro Franco Parenti (the place to be di quest’estate a Milano) ci sarà un’aperitivo per fondare “la casa del sì a Milano”.
Al primo giorno di attività, mercoledì scorso, sono state ben 79 le coppie che hanno chiamato il centralino della Casa dei diritti per prenotare un’unione civile, non appena entreranno in vigore i decreti attuativi della legge Cirinnà.
Anche se non avete nessuna intenzione di rincitrullirvi di Pokemon Go e realtà aumentate (sì, sono arrivati pure qui), c’è un appuntamento che vale la pena, e non solo per sfuggire all’afa. Domenica 24 potete “andare a Consonno, la Città Fantasma” a caccia di Pokemon leggendari”. Gli organizzatori hanno già raccolto quasi duemila adesioni su Facebook, ma voi potete lasciar perdere i Pokemon leggendari e dedicarvi alla quasi altrettanto leggendaria, ma sconosciuta ai più, storia di Consonno, frazione del comune brianzolo di Olginate, oggi provincia di Lecco, magnifica vista collinare sull’Adda a due passi da dove abitò Lucio Battisti e ancora abita Adriano Celentano. Al pari, ma in modo ancor più lunare, della famosa città industriale-residenziale di Zingonia, nella vicina bergamasca, Consonno rappresenta uno dei casi più folli di utopia urbanistica e disastro ambientale dell’Italia del boom economico. Accadde quando il conte Mario Bagno, imprenditore milanese che costruiva strade e aeroporti decise di acquistare l’intero territorio della frazione e di edificarvi una città modello, ma votata al bel vivere e al gioco, una vera “città dei balocchi” a due passi da Milano, anzi una Las Vegas in Brianza. Arrivarono le ruspe, arrivarono alberghi, ristoranti e palazzine che alludevano architettonicamente a pagode cinesi, a castelli medievali. Arrivò, il “minareto”, un centro commerciale con torre somigliante a una moschea musulmana. Ancora sta lì, da vedere, in un territorio dove oggi i musulmani sono diventati presenza stabile. Si progettarono il golf, un luna park e uno zoo. Poi, complice una frana della nuova strada (progetti disastrosi), Consonno rimase isolata, irraggiungibile. E lo è ancora oggi. Nessuno mai ci abitò, nella Città Fantasma della Brianza. Forse ora i Pokemon. Leggendari.
Il Foglio sportivo - in corpore sano