Su il sipario
In maniche di camicia, in piedi sul palco, perché è il format dell’empatia politica. Del resto empatico lo è, Stefano Parisi. Ieri pomeriggio al Teatro San Carlo ha radunato la sua base di empatici militanti, e fatto accorrere un sacco di giornalisti. Tutti in attesa di sapere come sarà la sua convention del 16 e 17 settembre (anzi lui la chiama proprio “conferenza programmatica”) che molto incuriosisce e molto agita il personale politico professionale del centrodestra. O almeno dove si svolgerà. Andando con ordine, la base: età media sui cinquanta, molti militanti e intermedi delusi delle passate involuzioni del Pdl-Forza Italia, nessun politico di rango, nessuna star della milanesità e un po’ di gente comune. Il teatro: è dove Parisi salutò e ringraziò i suoi sostenitori il 28 giugno, dopo la sconfitta al ballottaggio, promettendo nuovi impegni. Il titolo della convention: “Energie PER l’Italia”.
Luogo della convention: lo spazio Megawatt, in via il Megawatt Court, un nuovo spazio di 9.600 metri quadrati in via Watt, zona sud, Naviglio Grande direzione Mudec. Simbolo della convention: tre lampadine (watt…) tricolori. “Idee per riaccendere il paese”, dice. Un format che Parisi intende replicare, nei prossimi mesi, in altri luoghi d’Italia, stile roadshow. I contenuti. Per conoscere la scaletta tematica e gli oratori (niente politica, conferma Parisi) ci vorrà ancora un po’. Ma qualcosa si è già detto: innovazione, economia, anti-burocrazia, istruzione, liberare in senso liberale le energie compresse di un paese “che non è ripartito”, idee realiste e no politicamente corrette su immigrazione, islam, Europa. Il discorso di ieri del ri-formattatore incaricato del centrodestra era più che altro motivazionale. Ha insistito su alcune parole chiave: non stiamo fondando un partito, vogliamo dare un contributo di idee, perché è la mancanza di contenuti che allontana dalla politica. Pronti a collaborare con tutti, a patto che si parli di cose serie e non si nascondano i fatti. Purtroppo, la sinistra (stoccate per Beppe Sala sull’emergenza immigrazione negata in campagna elettorale e poi puntualmente esplosa in estate) i fatti li nasconde: “Il Jobs Act non è servito, la Buona scuola non è servita, lo vediamo in questi giorni”.
Parisi vuole ripartire dallo spirito e dalle idee del 1994, ovviamente aggiornate. Usa e calca l’accento su parole come “essere determinati”, realizzare una politica “non graduale”. Sottotesto: il centrodestra non è stato determinato in passato, ha optato per compromessi e misure intermedie, e lo stesso sta facendo Matteo Renzi. Chi c’è intorno a Parisi? I nomi già sentiti sono quelli di Antonio Pilati, ex cda Rai, di Valentina Aprea e Andrea Orsini, ex deputato di FI, di Carlo Masseroli, ex assessore all’Urbanistica con la Moratti e giusto ieri nominato presidente di Milanosesto spa, la società che detiene la proprietà delle riqualificande aree ex Falck. Giacomo Mannheimer, avvocato, zona Istituto Bruno Leoni, è l’uomo incaricato di che raccogliere le idee a fianco di Parisi. Molto da costruire, molte mine vaganti da schivare. Empatia.
Pronti via, il Gp d’Italia si correrà a Monza per altri tre anni. Dopo due anni di trattative a strozzo, per continuare a fare tappa in Brianza Bernie Ecclestone ha strappato un contratto tre volte più esoso del precedente (oltre i 50 milioni complessivi) e il presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani, ha ammesso: “Un aumento che ha trasformato un evento che si autofinanziava in uno che ha bisogno di un importante supporto”. Niente paura, il supporto maggiore arriva dalla regione Lombardia, che ha deciso 70 milioni di investimenti per il Parco di Monza (“pensiamo sia davvero un patrimonio dell'umanità che vogliamo proporre all’Unesco”, ha detto Bobo Maroni), cui si aggiungono 20 milioni di euro per i prossimi due anni per le spese d’esercizio. Vroooom.
Il Foglio sportivo - in corpore sano