Caserme, moschee
Non è tutta così semplice e festosa l’accoglienza degli immigrati. Ultimo San Carlo per Scola.
Se pure il Washington Post festeggia la festa alla caserma Montello per i profughi, non resterebbe altro da dire se non che per la giunta di Beppe Sala le cose – sul complicato fronte dell’immigrazione e delle nuove cittadinanze – vanno benone e l’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, può dichiarare che “tutto sta andando nel modo giusto”. In realtà non è tutto così liscio, se il primo scaglione dei trecento profughi da accogliere nella struttura il prefetto ha preferito farlo entrare all’alba, quasi di nascosto, per evitare complicazioni. Perché le proteste, spontanee o insufflate dalla politica che siano, persistono, sebbene siano sfuggite al prestigioso quotidiano statunitense. Soprattutto, esistono fattori di criticità che lo stesso Sala ha riconosciuto – quando una settimana fa, dopo i fatti di Goro, aveva parlato per Milano di un “modello tedesco” sull’immigrazione – ma che poi, alla bisogna, vengono ovattati sotto il velo della retorica: “Milano fa sentire la sua vicinanza là dove c’è bisogno. Mai come in questo momento Milano sta dando un grande esempio di generosità e accoglienza”. Il che è vero, ma non sempre basta. Il pragmatico Stefano Parisi, ad esempio, è tornato a incalzare: “Come dico da mesi manca un piano per l’accoglienza e le conseguenze concrete ora sono sotto gli occhi di tutti”. Non è sotto gli occhi di tutti, ma è un problema che si porrà a breve: la caserma di Via Caracciolo è una di quelle che lo stato ha messo in vendita, l’accordo per l’utilizzo d’emergenza scade a fine 2017, non dopodomani, ma quasi. Sarebbe già ora di pensare al dopo.
Altra faccenda non semplice che la giunta deve gestire sono le moschee. La prima, ha detto lunedì il sindaco, sarà pronta “realisticamente in un paio d’anni, anche su aree private”. Ma la strada dei luoghi di culto a Milano è in salita, dopo il disastroso flop del “bando” tra le associazioni aventi diritto ereditato dalla giunta Pisapia. Ieri si è chiuso il nuovo “beauty contest” indetto dall’amministrazione, che però non è tecnicamente un bando, piuttosto una sorta di pre-selezione delle “istanze del territorio per la redazione del Piano per le attrezzature religiose” aperto alle confessioni “cristiana evangelica, islamica, cristiana ortodossa e buddista”. La richiesta per realizzare un proprio luogo di culto l’hanno presentata ben 23 le associazioni, secondo quanto comunicato dal Comune stesso. Le opposizioni sono già sul piede di guerra. Da un lato, resta sempre da chiarire la natura di queste associazioni, soprattutto quelle islamiche, in cui a fianco di realtà integrate e consolidate come la Casa della Cultura musulmana di via Padova ne convivono altre legate alla meno controllata galassia del Caim, il Coordinamento delle associazioni islamiche, nel quale confluiscono anche gruppi legati all’estremismo o di dubbia collocazione. Dall’altra, nonostante la bocciatura da parte della Consulta della legge Maroni che prevedeva molte restrizioni ai permessi, la legge regionale numero 2 del 2015, risistemata, è tuttora in vigore. E il centrodestra insiste a chiedere, prima di edificare moschee, una legge nazionale che consenta, tra le altre cose, la tracciabilità dei finanziamenti. Nel frattempo la Regione ha realizzato una mappatura dei luoghi di culto in qualche modo “irregolari”. Risultano essere oltre seicento.
Oggi è San Carlo, il cardinale Angelo Scola celebrerà il pontificale solenne in duomo, nonché il Giubileo con i sacerdoti e i religiosi ambrosiani. Sarà l’ultima festa di San Carlo da arcivescovo. Il 7 novembre compirà 75 anni, scattano le procedure per la sua sostituzione. Che non sarà subito, Papa Francesco ha confermato la sua visita in città per il 25 marzo 2017 (già si sa che visiterà San Vittore e un quartiere periferico). Ad accoglierlo ci sarà ancora il cardinale Angelo Scola.
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