Aler(t) house

Maurizio Crippa

Maroni vara il nuovo regolamento attuativo per l’assegnazione degli alloggi popolari: “prima le case agli italiani”. Intanto Fondazione Cariplo va in Europa e si firma per gli scali Fs

Tira aria di elezioni (regionali), tira aria di ius soli (brutta aria, dal punto di vista di una giunta leghista) e al pettine viene un nodo da tempo attorcigliato: a chi spetta, per primo, la casa popolare? Con un colpo di reni non inaspettato, mercoledì il governo regionale di Bobo Maroni ha approvato il nuovo regolamento attuativo per l’assegnazione degli alloggi popolari. Quelli di Aler, per intendersi, l’Azienda regionale edilizia popolare, ente che per quanto bistrattato da anni di cattive gestioni non è poca cosa: tra città e provincia controlla 72 mila alloggi, nelle case Aler vivono circa 350 mila persone.

 

Il regolamento introduce un concetto innovativo, e autoevidente, al di là delle definizioni tecniche: prima gli italiani. Stabilisce infatti che la precedenza nell’assegnazione sarà data a chi risiede in Lombardia da almeno cinque anni, premiando inoltre nel punteggio chi possiede un maggior numero di anni di residenza nello stesso comune. Non gli ultimi arrivati, insomma. E nemmeno i nomadi. Aler, dopo anni di gestioni pasticciate e di incuria, ha iniziato a mettere mano al sinistrato patrimonio. La macchina dei restauri e dei maquillage si sta mettendo in moto. Maroni ha annunciato che verranno chiesti anche maggiori poteri in tema di sgomberi e sicurezza, una delle storiche piaghe dell’edilizia popolare pubblica. Il quadrilatero delle case Aler di tra Via Civitali, via Tracia, via Preneste e piazza Selinunte è stato ribattezzato non a caso la “Moellebeck di Milano”, ed è uno dei progetti di energico risanamento dell’assessore alla Sicurezza del Comune, Carmela Rozza.

 

Un altro aspetto interessante è che sarà introdotto un sistema di assegnazione non più a graduatoria ma in base a quote sociali: 30 per cento agli anziani, 20 alle famiglie monoparentali, 20 alle famiglie di nuova formazione, 15 ai disabili, 10 alle forze dell’ordine e il restante 5 per altre situazioni di emergenza. Ma la svolta politica rimane ovviamente l’aspetto più importante. Il nuovo regolamento è sperimentale e debutterà a settembre. Sempre ovviamente che non sorgano ostacoli, di tipo giuridico e amministrativo. I sindacati della casa – il Sunia Cgil e il Sicet Cisl – sono infatti già sul piede di guerra. Per il Sunia “i contenuti del regolamento hanno seguito l’onda ideologica della giunta regionale, che produrrà solo grande disorientamento ed effetti discriminatori”. Poi c’è la politica. Alessandro Alfieri, segretario regionale del Pd, critica la storica, ventennale, cattiva gestione di Aler e non vede nulla di buono all’orizzonte. Sel denuncia la “demagogia intollerabile” insita nell’idea “italian first”. Da qui a immaginarsi impugnazioni (come era già avvenuto per la legge sulle moschee voluta da Maroni) o ricorsi amministrativi il passo è breve.

 

Dare una casa a chi ne ha bisogno non è soltanto un problema del pubblico, ovviamente. Milano è da alcuni anni anche la capitale italiana per l’housing sociale di iniziativa privata, settore in cui in generale il paese è piuttosto indietro. Ma ci sono delle eccellenze. Concettuali e progettuali. Martedì prossimo, 27 giugno, al Parlamento europeo di Bruxelles si svolgerà un convegno dal titolo “Verso un mercato sostenibile di housing sociale in Europa: quali esperienze dal modello italiano?”. Guest star della situazione sarà la Fondazione Cariplo, che illustrerà il sistema di welfare abitativo messo in opera da oltre un decennio, prima in Lombardia e poi su scala nazionale, e che secondo molti esperti del settore potrebbe essere un modello anche per le politiche comunitarie in materia. Dal 2004 Fondazione Cariplo ha affidato a una speciale Fondazione Housing Sociale (Fhs) i progetti di soluzioni sostenibili per la casa. Ne sono nati – oltre a pianificazioni urbanistiche e opere di sostegno all’edificazione – anche strumenti finanziari come il Fondo immobiliare etico, poi diventato dal 2009 Sistema Integrato di Fondi e il Fondo Investimenti per l’Abitare che con un ammontare di 2 miliardi di euro è tra i più importanti programmi di investimento di questo tipo a livello mondiale.

Il gran giorno degli scali ferroviari è arrivato. Ieri a Roma era prevista la firma del nuovo accordo di programma tra Comune di Milano, Ferrovie dello stato e Regione Lombardia. In palio la riqualificazione di 1,2 milioni di metri quadrati all’interno dell’area urbana (anzi, tutt’intorno al suo centro) uno dei più ambiziosi progetti di riqualificazione urbanistica attualmente in corso nel mondo. Nel nuovo accordo, dopo il fallimento di quello messo a punto dalla giunta Pisapia, non cambierà l’indice edificatorio 80.65) previsto sulle aree. Aumenterà invece la quota destinata al verde, che sale al 64 per cento del totale. Il “fiume verde” che tanto piace a Stefano Boeri forse scorrerà davvero.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"