Il Pirellone di Milano, che avrebbe dovuto ospitare la nuova sede dell'Ema (foto LaPresse)

Fake brochure

Maurizio Crippa

La risibile storia di Milano che ha perso l’Ema perché ha fatto male i compiti non è vera. Basta guardare

Tra l’elaborazione del lutto per Ema e farsi due risate, seppure a denti stretti, il passo può essere breve. Basta inciampare in una di quelle che adesso si chiamano fake news, e invece sono la solita vecchia approssimazione dei giornali, specialmente quando il problema è menare qualcuno, invece di provare a ragionare sui fatti. La storia è questa. Subito dopo l’eliminazione al sorteggio bruxellese della candidatura italiana per l’Agenzia del farmaco – e mentre un po’ troppo in pieno psicodramma calcistico ci si ostinava a prendersela con la sfortuna, invece di interrogarsi sulla diplomazia e sulle guerre di posizione in corso in Europa – ha iniziato a girare per le redazioni, forse anche su qualche social, non siamo stati a controllare per istintiva noia, ma la “news” era stata segnalata persino al Foglio, la faccenda della brochure. Ma quale sconfitta immeritata, era il sottotesto dello spiffero informativo: noi che la sappiamo lunga siamo andati a scovare il dossier presentato da Milano e abbiamo scoperto che fa schifo, una roba da ricerca della scuola media. Per forza hanno scelto Amsterdam, loro sì che ha presentato una plaquette degna di stare al Rijksmuseum. Il pettegolezzo era tanto goloso che ieri ci ha infilato lo zampino pure Selvaggia Lucarelli del Fatto Quotidiano, giornale barbacettiano che se può non vede l’ora per bastonare Beppe Sala e soci.

 

I fatti però sono più semplici. Amsterdam ha presentato una bella brochure, con le foto e le info-grafiche, di 84 pagine, e va bene. Quella che invece è stata fatta passare per la brochure da dilettanti o da ripetenti delle medie di Milano, e che è consultabile al pari delle altre sul sito consilium.europa.eu, è in realtà un’offerta tecnica (il documento scaricabile si chiama infatti milan-ema-offer.pdf) e come tutte le offerte tecniche, di governi o di aziende, e persino se dovete rifare le piastrelle del bagno, è un lungo elenco, con molti dati e molte tabelle. Poi però c’è anche, sempre liberamente consultabile (come ha fatto per primo o forse unico Affaritaliani.it) la brochure di Milano preparata per i commissari e gli altri addetti, presentata per tempo. E’ più breve, questo sì, una quindicina di pagine, ma ha tutti i crismi e le foto al posto giusto. Ergo, Milano non ha perso perché ha presentato un’elaborato di scuola media, e bastava verificare. O forse bastava riflettere sul dato che la sua candidatura era stata la più votata, prima del sorteggio. Ha perso per altri motivi. Ma qui si esce dai confini di Milano.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"