Archistar e sgomberi
Rigenerazione e messa in sicurezza delle periferie. La doppia sfida della sinistra in città
Se fosse stato un montaggio parallelo di quelli che si vedono al cinema, l’effetto sarebbe perfettamente riuscito. Ora più, ora meno, il grande pubblico non ci bada. Ieri pomeriggio il sindaco Beppe Sala presentava con illustri ospiti “Arch Week”, la seconda edizione di una settimana di eventi (dal 23 al 27 maggio), promossa dal Comune, dal Politecnico e dalla Triennale in collaborazione con la Fondazione Feltrinelli. Workshop, mostre, lecture con archistar internazionali: Jacques Herzog, Toyo Ito, Kazuyo Sejima, Wang Shu. La cosa interessante (se ne riparlerà) è il titolo: “Urbania”. Perché il centro della faccenda, per le grandi città che vogliono definirsi tali, è pensare il futuro in termini di trasformazione (e rigenerazione) urbana, più ancora che inventare sempre nuovi grattacieli. O come piace dire a Stefano Boeri, che da poco è anche presidente di Triennale, servono “più archistreet e meno archistar”. E per Milano, riordinare la metropoli, partendo dai cerchi esterni, dalle periferie, è il punto saliente. Anche per la politica.
Poche ore prima della presentazione di “Arch Week”, ecco il montaggio parallelo, alle cinque del mattino le forze dell’ordine avevano iniziato, disposto dalla Questura, lo sgombero degli appartamenti occupati abusivamente in un palazzo di via Cavezzali, nella zona di via Padova diventata famosa perché qualche tempo fa Beppe Sala voleva che ci mandassero l’esercito dopo alcune violenze di matrice etnica. Lo stabile di via Cavezzali è noto alle cronache, e ai residenti, col nomignolo western di “Il fortino di via Padova”. E’ un ex residence degradato divenuto negli anni luogo di degrado, si spaccio, prostituzione, abusivismo. E divenuto da molto tempo anche un simbolo – un bersaglio polemico facile, in effetti – per gli esponenti politici della destra che chiedono politiche securitarie incalzando il lassismo, o presunto tale, dell’amministrazione. Ancora un paio di mesi fa Fabio Altitonante, nel frattempo divenuto sottosegretario alla Rigenerazione e sviluppo di area Expo in Regione, incalzava Sala: “L’unica vera soluzione è lo sgombero totale del palazzo. Basterebbe un’ordinanza del sindaco di Milano, ma dal Comune ancora nessuna risposta”. Ora la risposta è arrivata, ed è più che altro l’indicazione di un cambio di passo – nonostante molti freni e qualche mugugno anche dentro la maggioranza di sinistra di Palazzo Marino. Sala, che aveva indicato in campagna elettorale le periferie come la sua “ossessione”, dopo il 4 marzo sa bene che dalla messa in sicurezza e dal rilancio sociale di queste aree dipende la vera legacy della sua sindacatura. E l’eventuale, e non così pronosticabile oggi, proseguimento del “modello Milano” per la sinistra. Così, ha commentato: “Niente grandi annunci, niente clamore ma è il momento in cui bisogna fare di più. C’è anche l’aspettativa dei residenti dei quartieri di una nostra capacità di intervenire e così faremo”. Cambio di passo.
ripa del naviglio