Luminarie natalizie sui Navigli (foto LaPresse)

Acqua e salumi

Maurizio Crippa

Navigli e stadio di San Siro: i due irrisolvibili cubi di Rubik di Sala, quando vuole distrarsi da Atm

Quando ha bisogno di prendersi una pausa dalla snervante guerra che Attilio Fontana gli ha mosso sul biglietto del tram, Beppe Sala può rilassarsi con due altri cubi di Rubik, due classici delle soluzioni impossibili milanesi: i Navigli e San Siro. Grane un po’ meno politiche, ma di grande impatto simbolico. Primo rompicapo: camminare sulle acque. “Esco da qua con un ottimo livello di ottimismo, sapendo però che bisogna puntare sui fondi 2021-2027”. (Nb: I fondi europei, divisi tra Comune e Regione, per i progetti di sostenibilità urbana per il 2014-2020 sono di 100 milioni, già quasi tutti cantierati). Il sindaco ieri era a Bruxelles, ha incontrato la commissaria ai Trasporti, Violeta Bulc, per chiedere la disponibilità comunitaria a finanziare la mitologica riapertura dei Navigli: croce e delizia dei milanesi, su cui però Sala aveva fatto l’imprudenza di scommettere in campagna elettorale (Parisi era contrario). Sala, ieri, ha motivato così il suo ottimismo: “Abbiamo capito che la via per ottenere fondi è quella di garantire una riapertura integrale”, perché quello dei Navigli “deve diventare un progetto di mobilità” per ottenere i quattrini. Tradotto, significa che la faccenda è impossibile. Perché invece la riapertura parziale (su cui si è finora discusso) è “un progetto che aumenta la sostenibilità, che aiuta a modificare il traffico” ma non cambia la mobilità di Milano. E, soprattutto, è praticamente infattibile pure quello.

 

Qualche giorno fa s’è concluso il grand débat proposto dal Comune ai cittadini sui progetti per la riapertura elaborate da MM. Risultati: non ci sono soluzioni praticabili per reindirizzare il traffico di arterie importanti (Melchiorre Gioia); peggiorano i percorsi degli autobus; si rende più difficile l’accesso al Policlinico; la navigabilità dei tratti riaperti non è garantita. In più, costa troppo. Così si è pensato al rilancio in Europa, ma se non è fattibile aprire alcune “vasche”, figurarsi rifare tutto il giro del Navigli. Però intanto la grana è diventata anche politica: Matteo Salvini, che è furbo, cavalca la riapertura (“i milanesi hanno deciso”) per mettere in difficoltà Sala. E c’è chi pensa che il sindaco farebbe meglio a contrattaccare mollando i Navigli e lanciando un grande progetto urbanistico, con tanto di archistar, per le periferie e cercare fondi in Europa su questo obiettivo.

 

 

  

Secondo rompicapo, San Siro. La notizia di ieri è che il Salumificio Beretta, centenaria eccellenza brianzola del settore e da sempre sponsor dello sport, ha stretto una partnership bipartisan con Milan e Inter: di entrambi diventerà partner ufficiale ed entrerà così anche nei (famelici) bar dello stadio. Ma, appunto, è l’unico accordo tra i due club per quel che riguarda il Meazza. E in mezzo, c’è appunto il Comune, proprietario, con Sala che periodicamente manda segnali tra il preoccupato e l’irritato. L’aggiornamento della telenovela, proprio questa settimana, è questo. Con il protocollo d’intesa firmato a fine 2018 dai due club – sotto pressione del Comune, anche perché alcuni interventi strutturali non sono più rimandabili – Inter e Milan hanno concordato di “lavorare assieme al progetto di realizzazione di uno stadio moderno e all’avanguardia”. Soprattutto, dopo anni di progetti “solitari” finiti in nulla, avevano accettato l’idea di rimanere in uno stadio solo (che, in soldoni, significa di proprietà comunale: ma non è detto). “Entrambe le due società ritengono che uno stadio condiviso sia di primario interesse per tutti gli stakeholder da un punto di vista finanziario, amministrativo e tecnico”, avevano dichiarato.

 

Il problema è “quale” stadio condiviso. Inizialmente, tra le “opzioni possibili”, c’era quella della ristrutturazione di San Siro. Di recente, la nuova proprietà del Milan era tornata sull’idea di un impianto di proprietà. Ma gli ultimi colloqui sembrerebbero spingere nella direzione di costruire un stadio tutto nuovo. E due giorni fa il presidente del Milan, Paolo Scaroni, ha dichiarato: "Prendiamo in considerazione sia la ristrutturazione di San Siro che l’abbattimento, entrambe le opzioni hanno pregi e difetti. Forse è più facile costruire un nuovo stadio che ristrutturare San Siro. Mi arrogo l’inversione a U del Milan, dalla decisione di andare da soli al progetto condiviso con l’Inter”. Dunque la soluzione potrebbe essere l’abbattimento del vecchio stadio (è successo pure a Wembley, noblesse non oblige). Sala vorrebbe che quello nuovo rimanesse lì vicino, magari sfruttando parte dell’ex ippodromo del trotto. Che però è della Snai e lo scorso anno è stato vincolato dalla Sovrintendenza. Pare di stare a Tor di Valle.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"