Memoria e Archivio
I sequestri immobiliari agli ebrei dopo il 1938 nei documenti delle banche. Una mostra
Non è particolarmente famosa la sigla “Egeli”, Ente gestione e liquidazione immobiliare, dicitura neutra per un organo del governo fascista che dopo le leggi del 1938 curò la spoliazione degli ebrei italiani e la confisca dei loro patrimoni. Avvalendosi del supporto di molti istituti di credito (tredici in tutto) nazionali e locali per l’amministrazione dei beni sequestrati. Migliaia di pratiche e di asettici faldoni, una burocratica contabilità del terrore, che hanno inghiottito in silenzio storie personali, ricchezze, semplici case di abitazione. Una storia che esiste quasi esclusivamente negli archivi di stato o delle banche, in qualche pubblicazione specialistica o in volumi recenti come quello curato per il Mulino da Fabio Isman, “1938, l’Italia razzista” lo scorso anno in occasione dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali. Una delle fonti maggiori di Isman, oltre all’Archivio di stato, era stato l’Archivio storico di Intesa San Paolo.
E proprio da un lungo lavoro di ricerca dell’Archivio storico della banca escono queste “Storie restituite”, una mostra documentale che in occasione della Giornata della Memoria intende “restituire” ai cittadini una consapevolezza e un patrimonio preziosi e dolenti: si tratta – nel titolo della mostra – dei “Documenti della persecuzione antisemita nell’Archivio Storico Intesa San Paolo”. Alle Gallerie d’Italia di Milano quei faldoni, quei documenti contabili e soprattutto quelle storie di singole persone o di famiglie tornano alla luce, e raccontano un pezzo importante di una memoria da preservare. L’idea nasce, come spesso è già accaduto nel settore Cultura della banca, da un lavoro “introspettivo”, di riordino e catalogazione del proprio patrimonio (in questo caso archivistico) e dalla necessità-volontà di trovare risposte alle domande che spesso quel patrimonio di memoria pone a chi lo maneggia oggi. L’Egeli dal 1939 conferì l’incarico di gestire i patrimoni immobiliari via via sequestrati agli ebrei a diversi istituti in Italia – tra cui in Lombardia la Cariplo, e in Piemonte, Liguria e Val d’Aosta l’Istituto San Paolo di Torino, più altre banche. Intesa San Paolo nel corso degli anni ha assorbito, dalle banche confluite nell’istituto, anche i relativi archivi storici. Si tratta di un fondo costituito da 300 faldoni, che contengono oltre 1.500 pratiche nominative relative a cittadini ebrei italiani e stranieri che subirono provvedimenti di confisca e sequestro dei beni. Vi è inoltre la documentazione di circa 500 pratiche riguardanti cittadini dichiarati “nemici” dopo l’entrata in guerra nel 1940 e i cui beni furono confiscati da Egeli in base alla legge di guerra.
La mostra è la conclusione di un grande progetto durato due anni per il riordino e l’inventariazione del fondo archivistico Egeli della banca. Un lavoro che si estenderà poi ai documenti presenti negli archivi della Cassa dei risparmi di Forlì e della Romagna, della Cassa di Risparmio di Venezia e della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Un contributo storico importante, non facile da raccontare al pubblico. L’esposizione, curata da Barbara Costa, responsabile dell’Archivio storico di Intesa San Paolo e da Carla Cioglia, lo fa con sobrietà attraverso le storie di sei storie di sei persone, tra quelle ricostruite. Tutt’attorno scaffali con i faldoni ordinati, i nomi e le date, esempi dei documenti che in essi sono contenuti. La documentazione conservata nei fascicoli si apre con il decreto di confisca o sequestro da parte del prefetto, cui segue la delega dell’Egeli al Credito Fondiario Cariplo. C’è il dettagliato verbale relativo alla “presa in consegna”, redatto generalmente da un funzionario di filiale. Di grande importanza è la corrispondenza della banca con i proprietari dei beni o i loro eredi all’atto della restituzione, dopo la guerra. Sono le carte da cui emergono le storie, non più patrimoniali, dei persecuzioni e delle deportazioni.
“Storie restituite. I documenti della persecuzione antisemita nell’Archivio Storico Intesa Sanpaolo”, Gallerie d’Italia, fino al 23 febbraio.
Maurizio Crippa
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