Partenze e allarmi
Libri e libertà
torna Bookcity, ma la Braidense rischia di chiudere
L'allarme lanciato dal direttore di Brera, James Bradburne: mancano i bibliotecari e il personale, Le attività della "casa dei libri" potrebbero fermarsi. E' una questione nazionale, non solo della Braidense
Libri che tornano a respirare l’aria aperta e libri che rischiano di restare chiusi dietro una porta. Il novembre post pandemico milanese è un giro di giostra per il rilancio della cultura, e di quel suo segmento vitale che sono i libri, l’editoria (le mostre stanno già marciando, e bene, a suon di green pass). Ma i destini sono differenti e rischiano di non incrociarsi.
Parte la settimana prossima (17-21 novembre) BookCity, dopo la stagione all’inferno del 2020. Ed è un doppio rilancio, perché l’edizione festeggiata è la numero 10 (il 15 novembre 2012 era un giovedì, c’era Luis Sepúlveda) e perché è la prima del grande rilancio. Anche nel senso del poker: si mette sul piatto qualcosa più di prima. Dieci anni fa nacque, del resto, come una scommessa: fu l’assessorato alla Cultura del comune a lanciare l’idea, raccolta da Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Feltrinelli, la Fondazione Umberto ed Elisabetta Mauri e la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori. D’autunno? A Milano? Con l’umido e il freddo? Era uno dei pochi slot disponibili, e gli editori e gli agenti sapevano anche che quella era la stagione in cui il circo migratorio degli autori passava più facilmente da Milano: i contratti, i progetti. Ai milanesi passeggiare tra una location e l’altra con le prime brume piace assai. Il successo del format, portare i libri e gli scrittori fuori dalle sedi istituzionali e dai padiglioni fieristici. Ora si torna dal vivo, con oltre mille e 400 gli eventi e più di 260 sedi. “Riannodare volontà e ragione”, è il titolo scelto per la serata d’apertura. Libri all’aperto.
La Biblioteca Braidense, che con la sua Sala Teresiana è la regina delle location di chi ama i libri, lancia invece un allarme: si rischia di tener chiuso. O meglio lo rinnova, perché il direttore del complesso di Brera, di cui la Biblioteca è parte, James Bradburne, il messaggio nella bottiglia l’aveva già lanciato nel mare magnum culturale già nel 2020: mancano i bibliotecari, manca il personale, rischiamo di non poter fare il nostro lavoro. Ieri Bradburne, o meglio la Biblioteca, ha organizzato una mattinata per far sentire di nuovo la sua voce. Titolo suggestivo, “La casa dove vivono i libri”, e sguardo lungo, come piace al direttore anglocanadese-milanese.
L’occasione era presentare un ricco programma di mostre ed eventi da quest’autunno a tutto il 2022, ma prima ancora provare a comunicare ai milanesi che cosa è, e che scopo ha, una “casa dei libri” di tale lignaggio. A Bradburne piace citare Umberto Eco, che queste sale (e il suo contenuto) amava assai: “Il libro non è una pietrificazione di memoria, ma una macchina per produrre interpretazione. Quindi una macchina per produrre interiorità”. Sono stati, come per tutti, due anni durissimi, per la Pinacoteca e ancor più per la Biblioteca (niente libri da “toccare”, niente posto per leggere e studiare). Ci hanno pensato la piattaforma Brera Plus, e qualche bella mostra (trasferita giocoforza online) a tenere vivo il legame col pubblico. Ora si riparte, ma quadri e libri hanno destini diversi, anzi sono “gemelli diversi”. Una biblioteca non è una “destinazione turistica” (ah, la famosa commercializzazione dell’arte…), ma non è neanche un “museo di libri”. E’ un organismo vivo, ha bisogno di conservare, catalogare (se un libro non è catalogato di fatto “non esiste”, e infatti prosegue la catalogazione digitale dei fondi antichi, perché biblioteche come questa possono avere un futuro solo se digitalizzate), mettere a disposizione. Un lavoro silenzioso, va da sé, ma impegnativo e che va fatto. E invece. L’allarme è chiaro.
La Braidense è la terza biblioteca italiana per i fondi antichi, ma dal 2016 al 2020 (prendendo a spartiacque il lungo lockdown) è passata da 145 dipendenti e 32 bibliotecari ai 44 dipendenti e 7 bibliotecari e oggi è scesa ulteriormente fino ai 32 dipendenti e 2 bibliotecari. Per il prossimo anno è previsto un ulteriore calo del personale. Servono nuove risorse umane per evitare la chiusura di servizi al pubblico, programmare eventi e mostre, attività didattica. E servono risorse economiche per nuove acquisizioni (le biblioteche sono vive, vanno alimentate) e la creazione di nuovi spazi. Non è certo soltanto la Biblioteca milanese a soffrire, ci tiene a precisare Bradburne: c’è una crisi da disattenzione per tutte le biblioteche (e i fondi archivistici, aggiungiamo) che dura da anni. Fondi del Pnrr per la cultura ne abbiamo? (Pare di sì, vedremo).
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