Michela Vittoria Brambilla

Marianna Rizzini

Ultime notizie sulla candidatura Brambilla. Per fare la tv di battaglia il Cav. ha affidato a Michela Vittoria nientemeno che Dede Cavalleri, una star della produzione, la creatrice organizzativa del Tg5, e Giorgio Medail, l'uomo della folla che sfonda la comunicazione elettorale. E sono segni. Segni dei tempi. L'homo novus, la Brambilla, dice: “Non sono un uomo politico”. Per star sicuro che tu abbia capito bene lo ripete: “Non sono un uomo politico. Sono un imprenditore. Un imprenditore idealista”.

    Dal Foglio del 5 maggio 2007

    Ultime notizie sulla candidatura Brambilla. Per fare la tv di battaglia il Cav. ha affidato a Michela Vittoria nientemeno che Dede Cavalleri, una star della produzione, la creatrice organizzativa del Tg5, e Giorgio Medail, l'uomo della folla che sfonda la comunicazione elettorale. E sono segni. Segni dei tempi.

    L'homo novus, la Brambilla, dice: “Non sono un uomo politico”. Per star sicuro che tu abbia capito bene lo ripete: “Non sono un uomo politico. Sono un imprenditore. Un imprenditore idealista”. L'homo novus dice di non amare la falsa modestia, ma stavolta ne deve usare un bel po' per non sembrare presuntuoso: “Mah, il potere deve arrivare per investitura dei cittadini”. Eppure lo dicono: ecco l'homo novus berlusconiano, la possibile carta unitaria (nel senso del partito unico del centrodestra). Ecco il papabile futuro premier. C'è da essere lusingati, sì, ma insomma poi lo sanno tutti che gli apparati hanno la sindrome dell'assediato e che l'homo novus deve fronteggiare le insidie a cui è avvezzo un qualsiasi rampollo mal digerito. Non è un uomo politico, l'homo novus. E non è un uomo, anche se parla di sé sempre al maschile. E' una donna alta con i capelli lunghi, rossi di un bel rosso Fanta, nel senso dell'aranciata, come ha scritto un blogger all'indomani di una sua apparizione a “Ballarò”. Si chiama Michela Vittoria e ha quel tranquillo cognome lombardo, Brambilla. Sulla soglia dei quarant'anni, è presidente dei giovani Confcommercio, titolare di due aziende, amministratore delegato della trafileria di famiglia e presidente dei Circoli di Forza Italia.

    Che uno sappia che cos'è una trafileria, nel demi-monde intellettuale romano, è molto difficile. Trafileria, cioè industria che fa filamenti d'acciaio per molle e non solo. Il demi-monde non sa che cos'è? Motivo in più per essere orgogliosi di non farne parte. Brambilla vuole stare tra la gente, sentire la gente, servire la gente, il cliente ha sempre ragione e un imprenditore deve metterselo in testa anche se sta facendo un'altra cosa e il cliente sta dicendo una scemenza. Non che la gente abbia sempre ragione, ma quando ci si sente “mettere le mani in tasca da Romano Prodi” uno deve starla a sentire, la gente, altrimenti poi non ci capisci niente e parli solo di referendum e di Dico, e alla gente non importa nulla di tutto ciò, dice Brambilla. L'ha già detto, da sinistra, Sabina Guzzanti una sera al teatro Ambra Jovinelli, in piena campagna pro-Dico del centrosinistra, e infatti il centrosinistra stavolta non se l'è sentita di prenderla come paroliere degli slogan come ai tempi dei girotondi.

    Dal centrodestra Michela Vittoria lo dice: i Dico non sono una priorità. Che poi la famiglia di fatto ce l'ha anche lei, con un bambino di due anni e mezzo e il padre di suo figlio con cui non si è sposata, e chissà quanta altra gente ce l'ha, la famiglia di fatto, ma dei Dico se ne frega perché intanto le tasse incombono e il problema della “quarta settimana” (del mese) lo devono risolvere i poveri cristi che di aumenti in busta paga non ne vedono – e se pure li vedono tempo due giorni l'aumento se lo mangia il bollo del motorino per il figlio adolescente.

    Lo scrive pure, Brambilla, che il problema non si chiama Dico ma tasse, caroaffitti e tesoretto. Su due giornali, Libero e La Provincia. “Sono un giornalista”, dice (non “una”), un giornalista che scrive “quello che interessa alla gente”. La gente vuole parlare di criminalità e Tfr – giacché, anche lì, vatti a districare nella selva di possibilità e possibili ruberie. I circoli della Libertà, prodromo del Partito delle Libertà, sono fatti di gente. E Michela spegne il computer alle tre e mezzo di notte, roba che nemmeno Daniele Capezzone, per rispondere personalmente alla signora Peppina da Varazze che con il Tfr non sa da dove cominciare.

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    Giornalista. Anzi: self made journalist. A tutti i giornalisti che hanno scritto che Michela Vittoria Brambilla faceva la modella, persino la modella per biancheria intima, Brambilla risponde, numero uno (da bravo imprenditore ha il pallino dei dati e degli elenchi) che l'unica comparsata da modella è stata un anno a Miss Italia, e, numero due, che ha sempre voluto fare la giornalista televisiva perché “fare giornalismo significa scrivere il vero”. Michela ignora che in qualche redazione milanese ancora campeggia, come portafortuna, una frase in spagnolo, appesa con un post-it ai computer: “La busqueda de la verdad ha sempre ocasionado mas mal che bien”, la ricerca della verità ha sempre causato più male che bene.
    Ora, se Michela Vittoria ha un difetto – e li vede tutti lì, i suoi difetti, belli spianati come un'autostrada “lunga chilometri”, vai a capire se è vera o falsa modestia – alla fine ci vede un pregio, nel suo difetto. A diciotto anni era “rompiscatole”. Se uno è rompiscatole è difficile che smetta di esserlo. Rompiscatole si è per sempre e infatti oggi c'è chi dice che Brambilla, donna che orgogliosamente dichiara di “non concepire differenze di genere”, sappia riservare momenti di femminilissimo capriccio. A diciotto anni l'essere rompiscatole le ha fruttato un posto da giornalista a Mediaset, e forse era tutto scritto nel destino perché anche allora il suo capo era Berlusconi, ed è l'unico capo che ha avuto perché l'imprenditore Brambilla si è fatto da sé.

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    Funzionava così, quando Brambilla faceva la rompiscatole. Ha guardato il numero sull'elenco, Canale 5. Signor caporedattore buongiorno, mi scusi, per favore mi faccia provare, mi insegni questo mestiere, guardi che non le chiedo soldi, voglio solo provare. Devo anche studiare Filosofia che mio padre non vuole ma a me piace più di Economia e commercio, però per il resto sono disponibile. Funziona che di solito arrivi in una redazione e fai quello che c'è da fare basta che ti facciano fare qualcosa. A volte fai pure troppo e male e ti occupi di roba noiosa, ma a Michela Vittoria è andata bene per via della “meritocrazia Mediaset”. Cioè: tu puoi anche avere diciannove anni ma firmi il servizio. La possibilità ce l'hai ma la responsabilità è tua e infatti quando Michela Vittoria si è ritrovata inviata ad Abu Dhabi durante Desert Storm si è detta: “Boh, e ora che cosa faccio?”. Ed è come quando pensi che alle sei del pomeriggio sei alla prima riga del pezzo, nessuno ti risponde al telefono e che cosa ci scriverai proprio non si sa.

    Se non era Desert Storm, per Brambilla era l'inchiesta sull'esoterismo in provincia o l'intervista a un ungherese a Berlino est. E vabbè che lei parla tre lingue e non le piace lavorare con l'interprete per amore di (assoluta) verità, e la notte prima di un'intervista con uno straniero studiava sul vocabolario “ready to speak” le frasi giuste e i vocaboli base della possibile risposta, ma l'ungherese no, per favore. Però poi tutto si fa, viva il giornalismo, viva la verità. Non fosse capitato un evento imprevisto non avrebbe smesso, Michela Vittoria, e oggi che sta per nascere la televisione via satellite dei Circoli della Libertà tutto torna, come dicono le nonne. Le interviste “di strada” saranno il perno della Tv delle Libertà: gente che parla a ruota libera dei problemi della gente. Scusate se è poco, ma non è come parlare di fusioni a freddo come fanno i demiurghi del Partito democratico, dice Brambilla, nemmeno fosse la fusione tra Banca Intesa e SanPaolo Imi, sportello unico al bancomat.

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    Il cliente ha sempre ragione e a volte pure l'imprenditore. E che Michela avesse ragione lo dimostra oggi il successo dei voli low cost. Gli aerei non c'entrano nulla ma il principio sì. Perché devo vendere una cosa rincarata al 300 per cento rispetto al prezzo di costo se posso venderla ovunque e a chiunque maggiorata del 35 per cento, così da intercettare una fetta di mercato non di nicchia? Brambilla si è trovata di fronte a questo interrogativo da un giorno all'altro, negli anni Novanta. Era lì a fare interviste per Mediaset ma poi c'era una nuova fetta di azienda familiare che richiamava attenzione ed energie. Come brava figlia maggiore di un papà che ancora oggi la chiama di notte per sapere dov'è, si è presa il fardello. La materia era ostica: salmone e cibi pregiati. Settore ittico di lusso. A Lecco, dov'è cresciuta, il riferimento in quel campo era il negozio milanese di nome Peck – ogni volta che entri ci svuoti il portafoglio, lì dentro, con tutte quelle belle vaschette ordinate di caviali, guanciali, tacchini, lessi e fritti di succulenta qualità. C'era anche il Salumaio di Montenapoleone, che è come dire il Cartier degli insaccati. Michela prese in gestione una parte del Salumaio comprato dal padre, il settore ittico, appunto. E alla fine i suoi salmoni low cost hanno cominciato a viaggiare per tutta l'Italia.

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    Non che fosse proprio un'azione da Robin Hood
    che ruba ai ricchi per permettere ai poveri di avere la tavola imbandita come i ricchi, il progetto del salmone low cost, ma l'imprenditore “è un sognatore”, uno “che crede nel progetto e non guarda al profitto”, dice Brambilla. Beh, poi i profitti arrivano, ma mica gli imprenditori sono come quei “capitalisti senza capitale”, che al massimo del rischio perdono il posto di lavoro e ne trovano uno anche meglio remunerato. Per questo Michela Vittoria si arrabbia quando in televisione trattano la media impresa come un paiolo di evasori fiscali. Per questo studia i “dati” – li ha sputati pure in faccia al ministro Pierluigi Bersani, a “Ballarò”, e lui le ha detto che era esagerata e lei si è intestardita ancora di più e ha cominciato a parlare a raffica, e giù altri dati. Insomma, l'ha chiamato rispettosamente “signor ministro”, ma i dati “per amor del cielo il pubblico deve conoscerli”. E anche tu, Floris, ha detto Brambilla al conduttore, vatti a leggere il grafico su Repubblica. Repubblica, non un giornale di centrodestra. Che poi Brambilla ci va spesso, da Floris, anche se qualche anno fa confessava a Claudio Sabelli Fioretti che non era tra i suoi conduttori preferiti. Quel giorno Bersani era allibito, non si sa se per la mole di dati o per l'assalto. E Michela, almeno un po', il video deve averlo bucato se il giorno dopo sulle chat è apparso lo slogan “Rosso Brambilla e la sinistra strilla”.

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    I capelli di Michela in effetti si notano
    , dritti dritti e minacciosi, specie quando scuote la testa all'indietro come si fa sotto i riflettori del fotografo (ma lei non ha fatto la modella e chi l'ha scritto pensasse quel che gli pare). L'imprenditore Brambilla i capelli non li taglierebbe manco morta e i pantaloni li odia. Porta i tacchi e solo i tacchi e anche gli orecchini a cerchio, meglio se dorati, uguali a quelli che compravano in massa le ragazzine degli anni Ottanta. Michela da allora non li ha più tolti. Come non ha tolto il lucidalabbra iridescente, più scuro se la pelle è scura, più chiaro se la pelle è chiara. Lucidalabbra, non rossetto. Michela non le frequentava le ragazze della gauche, pallide pallide con i capelli corti e il rossetto rosso. Andava in vacanza a Cesenatico, spiaggia piatta e discoteca, ed era tutto un po' “Sapore di sale”.

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    Alla fine dei conti il salmone non è tanto diverso dai circoli. L'importante è individuare la fetta di mercato, e vedrai che ti compra pure l'insospettabile. L'imprenditore Michela Vittoria Brambilla, presidente dei giovani Confcommercio e moltiplicatore di gruppi e gruppuscoli “per la Libertà”, dice che in tutta Italia fioriscono iniziative perché la gente cerca “democrazia dal basso”. E dice che nei circoli il Partito delle Libertà c'è già, ci arrivano persone da ogni vicolo del centrodestra, e ora pure gli elettori delusi della Margherita fanno capolino. Chiedono “democrazia dal basso” e l'imprenditore Brambilla glielo fornisce a costo zero. Si compila un modulo, ci si vede dove si vuole, si elegge un presidente che è come il capoclasse: il mandato non dura più di un anno.
    Non è un uomo politico, fa un altro mestiere. Nessuno però le dirà “perché parli se fai un altro mestiere?”, frase ultimamente destinata ai cantanti in fase pasionaria. Brambilla è un imprenditore idealista e non cerca poltrone. Anche perché ne ha già tre o quattro, con tutte quelle cariche imprenditoriali cumulate, e nemmeno il salotto della sua villa in campagna potrebbe contenerne tante. All'inizio (e non solo) c'è stata gente che l'ha vista come una “catapultata” dall'alto. Ma chi è questa? Che vuole? E certo, a Michela manca l'educazione da Ena, l'Ecole nationale d'administration da cui escono le Ségolène Royal – non che in Forza Italia ci tenessero – ma d'altronde, dice Brambilla, che cosa vuoi che capiscano i politici: “Che cos'altro potevano fare questi politici nella vita?”.

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    “Mission” è una di quelle parole come “mark up” e “break even”: espressioni che mai comparirebbero in un discorso da intellos. Ma al buon imprenditore importa solo il prodotto, e il consumatore (che non è cretino, come il popolo non è beota). La “mission” di Michela Vittoria è il Partito della Libertà. E allora giù con la mobilitazione: banchetti, volantini, comizi, incontri bilaterali. Berlusconi dice che non ha mai avuto un dirigente d'azienda così. Ma se continua così, Michela, con quei metodi – il sito, la mailing list, la lettera con dentro la busta paga mandata dai cittadini al ministro Visco – finisce che Beppe Grillo se la ruba. “Voglio essere l'altoparlante acceso sul paese”, dice Brambilla “con umiltà”. Ma sotto si scorge un filo, soltanto un filo, di umanissimo orgoglio di sé.

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    I circoli sono come il salmone low cost
    e devono averlo capito gli altri circolisti del centrodestra, Marcello Dell'Utri e Daniela Santanchè: c'è posto per tutti, a ognuno la sua fetta di mercato. Profitto manco a parlarne: “Sono un volontario non retribuito”, dice Brambilla. Ed ecco che da motore azzurro Michela la Rossa si trasforma in una sorta di commerciante equo e solidale.

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    E' questione di meritocrazia. A Mediaset è come in America, tutti possono diventare presidente. I giovani li prendevano e li buttavano nell'arena, a Mediaset, o nuoti o affondi e se nuoti sei promosso. I collaboratori di Michela Vittoria sono giovani: “Quando li ho assunti erano al massimo al primo o al secondo lavoro e li ho formati”. Li spreme, Brambilla, ma poi i premi li dà a tutti, dall'autista al manager. Gli autisti di Michela hanno preso molte multe (pagate) per eccesso di velocità “perché vogliono arrivare presto e fare più consegne”. Pare il migliore degli uffici possibili, tutti attenti e motivati, e pazienza se con Brambilla poi devi lavorare ben oltre le 35 ore.

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    Al cliente se hai la gonna o i pantaloni
    non gliene importa nulla. Brambilla non ha mai avuto problemi di discriminazione ma forse non ha lo stile di vita di una donna, dice. Studiava danza ma odia i balletti e i salamelecchi e le smancerie e si presenta così com'è e se non ti sta bene pazienza. “Ci sono donne che si comportano troppo da donne e forse per questo sono sottoutilizzate”. Non allude alle colleghe di partito, Michela. Con quelle, dice, si trova benissimo e va tutto benissimo e tutti collaborano come nel migliore dei mondi possibili. Ma purtroppo è soltanto Forza Italia e qualche collega (uomo) sperava tanto che Brambilla fosse una meteora. Oggi pare che alle riunioni venga salutata con ossequi e sorrisi e galanterie. Brambilla dice che i suoi migliori amici e consiglieri sono Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto. Miracolo dell'ottimismo azzurro? Abnegazione (la squadra deve vincere, se necessario si fa un passo indietro)? Forse Michela non tratta mai Bondi e Cicchitto con le asprezze riservate a Bersani. Ma tanto nei casi di rapida ascesa come fai, fai male: nel posto nuovo urti l'apparato, nel posto vecchio dicono che hai usato il vecchio come trampolino di lancio per il nuovo. Michela si dice “al servizio” di tutti, vecchi e nuovi, politici e Confcommercio.

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    Berlusconi una volta ha detto
    – scanzonata boutade – che quando entra Brambilla “Bondi comincia a sudare”. Brambilla dichiara che nessuno, mai, la corteggia. Ma che nessuno dica che se la donna è in carriera non può fare figli e viceversa. Basta non dormire, dice.

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    Ce li vedi i capitalisti senza capitale
    con un bel cagnetto in braccio? Solo gli uomini che non devono chiedere mai e le attrici sul viale del tramonto si fanno fotografare con uno o più cani in braccio o accucciati ai piedi. E sono sempre cani di lusso, di quelli piccoli piccoli che quando vai al bar a prendere il cappuccino te li trovi sotto i piedi e di sicuro li pesti. Michela Vittoria, che non è capitalista ma “imprenditore col pedigree” – forse è un omaggio agli amici cani – ha fatto sempre molte foto con cani e gatti. Del suo zoo casalingo (14 cani, 24 gatti) non ci sono animali col pedigree ma poveri cristi – Michela li tratta come umani – scampati all'inedia per abbandono. Ed è riuscita a far convivere persino una trovatella maremmana incarognita con i 24 felini pestiferi.

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    Va di moda regalare asini.
    E a Michela di queste mode non importa granché. Ma se un ciuco rischia di finire stecchito alla festa dell'Unità di Pavia, capita che un cuore lombardo si impietosisca. Vedi mai: i comunisti non mangiano i bambini ma qualche asino magari lo fanno fuori. Per questo Vittorio Feltri ha regalato un asino a Michela Vittoria. E d'altronde un giorno Michela ha raccontato a Elisa Calessi, giornalista di Libero, di aver donato a Roberto Castelli due asini destinati al macello. Stessa cosa per le capre. Brambilla ne ha sette, scampate ai pranzi di Pasqua. Ma al contadino paga sempre il corrispettivo, poveretto, pure lui lavora dalla mattina alla sera. Brambilla non vorrebbe citare Ghandi ma insomma se uno non ama gli animali che uomo è? E comunque i volontari di Michela Vittoria al canile di Lecco non sono invasati e si impegnano anche con gli anziani, mica sono come Brigitte Bardot che odia gli umani.
    A forza di caricare in macchina cani randagi, Brambilla, che non può essere Robin Hood, sogna l'arca di Noè. Magari avercela, e poterci mettere sopra gli italiani in fuga da caraffitti&tesoretti.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.