Quelli della notte
Le serate Raspoutine, il karaoke di Travaglio, Mentana e lo spritz dei renziani a piazza di Pietra
La dolce vita non c’è più, la vita agra non c’è mai stata, ma a Roma la sera si fa festa fino a tardi comunque, e alla romana, che è un modo – e una fauna – tutta diversa da quella di Milano (tanto per cominciare perché ci si bacia molto di più, si scrocca molto di più e ci si conosce tutti): politici da diporto e attori da asporto, giornalisti anti casta e scrittori non di razza, registi col sussidio e avvocati che si fanno chiamare professore, chirurghi del ginocchio e giocatori della Roma (quelli della Lazio se li filano meno), cinquantenni malvissuti e tutto il codazzo dei reggi calze e delle mezze calze, degli aspiranti qualcosa, compresa la gioventù pariola che spende le piotte di papà nelle serate Raspoutine a Palazzo Dama, hotel cinque stelle lusso (ragazze russe scosciatissime e maschi vestiti come a carnevale, tutti compressi in una stanza minuscola dove si fa a spintoni per esserci, sudare e sentirsi molto fighi). Le serate romane sono tutte un turbinìo, trovi chiunque dovunque, tutti mischiati – Marco Travaglio canta al karaoke in piazza del collegio romano, a casa di Melania Rizzoli, parlamentare di Forza Italia, “il triangolo no” (ci va pure Fabrizio Roncone, del Corriere) – anche se poi si scoprono insospettabili preferenze, tutta una geografia per la quale i parlamentari della destra fanno aperitivo al De Russie o al Valadier, con terrazza e piano bar (i maliziosi dicono che lì ci sia più figa), mentre quelli del Pd bevono lo spritz al Salotto 42, a Piazza di Pietra, un posto dove appena entri ti manca l’aria, eppure dal mercoledì al giovedì, una sera sì e una no, ci trovi dentro il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi e Roberto D’Agostino, il renziano Ernesto Carbone che chiacchiera intabarrato (mantello di cachemire blu notte) con sedicenti aristocratici papalini decaduti.
Ma il vero trionfo delle feste romane sono i salotti, le case private. Ce n’è sempre uno nuovo. Quello di Mauro Lucchetta e Carolina Terzi, a Piazza Farnese, per esempio. Casa infinita, terrazza olimpionica, un centinaio di persone, giornalisti, scrittori, sceneggiatori, disoccupati molto impegnati, direttori e dirigenti pubblici, fisse Lorenza Bonaccorsi e Irene Tinagli del Pd, e la padrona di casa che saluta tutti e poi confessa: “Oddio che bello, non conosco nessuno!”. Enrico Mentana adora invece casa di Leonardo Pasquinelli, il numero uno di Magnolia, dalle parti di Testaccio, quartiere “popolare”, diciamo. E quando si scatenano i balli, che sia a casa o in un locale, non c’è aplomb e serietà britannica che tenga. Aiuto! Ci fossero le telecamere…