Inaugurazione del Mercato Centrale Roma, presso la Stazione Termini (foto LaPresse)

Con la supplì side è l'offerta a dare la scossa a Termini

Giuseppe De Filippi

Storica e fattiva pacificazione tra stato e mercato a due passi dai binari

Se ne parla tanto e poi, dove meno te lo aspetti, funziona il rapporto tra stato (ferrovie dello) e mercato (centrale). Il luogo fisico di questa storica e fattiva pacificazione è prosaico quanto mai si potrebbe immaginare: la stazione Termini.

Particolarmente il lato bistrattato e fino a poco tempo fa evitato dai cittadini (se non in cerca di prodotti illegali o traffici furtivi) cioè via Giolitti. Lì da ottobre è attivo il mercato centrale con la sua vitalità da economia dell’offerta (romanizzando la scuola di Chicago: supplì side), costruita sul rovesciamento dell’idea corrente di ristorazione in zona ferroviaria, quella basata sull’obiettivo di rifilare una cosa qualsiasi al gusto di pane e prosciutto portando via il doppio del prezzo corrente.


Anche perché il progetto è si attiguo ai binari (nasce nei locali pensati per una grande mensa dei ferrovieri, in anni di tecnologie labour intensive) ma non è esclusivamente ferroviario, anzi, si rivolge (ricambiato) a una indistinta clientela cittadina, vabbè, con un occhio alla gentrificazione dei dintorni, a partire da chi abita nella zona, il che vuol dire raggiungere soprattutto l’intellettuale quartiere Esquilino e offrire un’opportunità anche a chi da Monti o dalla parte di centro adiacente a via Nazionale vuole fare la spesa come si deve, mangiare velocemente e bene tra i banchi del piano terra o con calma e benissimo salendo al primo piano da una star come Oliver Glowig, bersi qualcosa con qualcuno.


Un limite della struttura è che gli acquisti devono avvenire separatamente presso ogni fornitore, con l’effetto che per, ad esempio baccalà e puntarelle, si faranno due file e due pagamenti. Il venditore di tartufi rifiuta l’american express, non facendo onore al prezzo della sua merce. Per l’ottimo trapizzino viene chiesto, un po’ rudemente, di pagare prima ed esibire il fatale scontrino, scelta comprensibile ma la richiesta andrebbe fatta evitando di ricorrere al sospetto come anticamera della verità. Girano per i tavoli gli addetti alla sicurezza, con professionali consigli antiscippo. Per bere si deve fare affidamento su addetti che si presentano tra i tavoli, perché le bevande varie sono appannaggio di un unico banco.


Il giudice insindacabile della qualità dei prodotti è l’ideatore del mercato centrale fiorentino e quindi di questo romano e si chiama Umberto Montano (ride e affetta partecipazione dispiaciuta mentre ci fa notare che a Firenze ha molti più visitatori della Galleria degli Uffizi). A portarlo è stato Stefano Mereu, il direttore commerciale di Grandi Stazioni, il padrone di casa. “Ci ha cercato, ci ha convinto e ci siamo fatti conquistare, anche da quegli spazi allora abbandonati ma certamente prestigiosi”, racconta Montano ricordando la mazzoniana (da Angiolo Mazzoni) fuga di grandi archi e la meravigliosa canna fumaria in marmo grigio di Carrara (Seravezza per la precisione).


Mereu comunque non ha poi frenato il suo slancio verso la trasformazione di Termini in un posto accogliente, perché la sua società (controllata da tre fondi, uno guidato dall’italiano Borletti, già Rinascente e con il pallino del retail, uno spagnolo e uno francese) con la realizzazione dei primi spazi della terrazza che dà sui binari ha creato un altro luogo di altissima qualità e comodità.


Qui i clienti con valigia al seguito sono la grande maggioranza, e, appunto, anche in terrazza non c’è il tipico maltrattamento alimentare inferto ai viaggiatori, ma il contrario. Entro fine anno verrà completata tutta la costruzione e ai due punti estremi verranno trasferite le due sale di Frecce e di Italo. Nello stesso tempo tutta la galleria a livello terra della stazione verrà svuotata per diventare completamente pulita e percorribile. I marchi dell’abbigliamento hanno capito che qualcosa è cambiato a Termini e puntano a conquistare spazi per le linee premium. Il primo e unico Victoria’s secrets di Roma è proprio lì vicino ai binari. Un aiuto, difficilmente sperabile, dal comune servirebbe per sbrogliare la mobilità, taxi compresi, nelle due strade d’accesso e la possibilità di brevi soste. Anche perché non di soli supplì, per quanto di qualità, vive la nuova stazione. L’altro punto rinnovato e potenziato è l’assistenza ai viaggiatori, con il deposito bagagli, meccanizzato e digitalizzato, diventato hub di servizi a partire dalla possibilità di lasciare i bagagli in stazione e farseli portare dove si vuole.


Così Termini è diventata una grande azienda romana, più di 1.000 i dipendenti della struttura tecnica e commerciale, escludendo i ferrovieri. In più i 280 lavoratori impegnati nel solo mercato centrale (che punta a fare sistema con i locali storici della discoteca laziale e con l’Ambra Jovinelli). Ogni giorno 450mila frequentatori, 950 treni al giorno, di cui 168 Av tra Frecce (uno ogni 10 minuti) e Italo (con i nuovi acquisti punta a una partenza ogni 30 minuti). Entro il 2019 sarà pronto il parcheggio sopra ai binari per più di 1.000 posti. Stato e mercato, ben affiatati, dove non te l’aspetti.

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