Papa Francesco a Carpi (foto LaPresse)

Cosa c'è dietro a quell'abbraccio tra Francesco e il cardinal Caffarra

La Gran Sottana

I rapporti di forza che si stanno venendo a creare tra il Papa e i suoi vescovi in giro per il mondo

Un vaticanista non troppo attempato che domenica scorsa era a Carpi al seguito del Papa in visita apostolica per la riapertura della cattedrale e per un omaggio alle vittime del terremoto del 2012 (giornata uggiosa novembrina più che primaverile, ma per fortuna c’era il popolo fedele ad animare il fitto programma) mi diceva di guardare bene l’abbraccio tra Francesco e il cardinale Carlo Caffarra, uno dei famosi quattro “ribelli” che spedirono mesi fa la lettera con i loro dubbi (in latino, dubia) rimasti senza risposta al Pontefice sulle sue misure riguardanti la morale familiare e la comunione da concedere ai divorziati risposati.

 

Il succo del discorso del vaticanista è il seguente, se me lo ricordo bene: “Quell’abbraccio è sì di rito, ma racconta anche che per Jorge Mario Bergoglio, Caffarra non è uguale al para tradizionalista Raymond Leo Burke. Il primo, pur conservatore, è un simpatico cardinale dalla battuta sempre pronta, mentre il secondo è un po’ troppo intellettuale e chiuso per i parametri del vescovo di Roma in carica”. Il che, esportato su scala maggiore, la dice lunga sui rapporti di forza che stanno venendo a crearsi tra il Papa e i suoi vescovi in giro per il mondo. Finita l’epoca del muro contro muro, è ora di fare buon viso a cattivo gioco. Dare un po’ retta anche ai porporati “più lontani”, inglobandoli nel disegno governativo e pastorale del pontificato. In modi più o meno chiari e in posizioni di secondo o terzo piano. Niente di nuovo. Prima di Francesco l’avevano fatto tutti i suoi predecessori, san Giovanni Paolo II compreso (che aveva riempito il Sacro Collegio di gente che la pensava all’opposto rispetto a lui). Ora l’ha capito anche Francesco (pare).

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