La sporcizia a Roma è un incubo
Cassonetti di fronte a chiese del ’500 che sembrano discariche, rifiuti ingombranti abbandonati agli angoli di strada. Nessun agente accertatore
Sogno che la mia città sia pulita, e che i rifiuti siano differenziati. E differenziati sul serio. Ma nonostante le tasse pagate, tra le più alte in Italia, questo sogno vira sempre di più sulle tonalità dell’incubo. Cassonetti di fronte a chiese del ’500 che sembrano discariche, rifiuti ingombranti abbandonati agli angoli di strada. Nessun agente accertatore. C’è gente che passa il week-end con scope, raschietti, sapone, e si mette a pulire le strade. E ci sono commercianti che “assumono” i senza tetto per far loro raccogliere cartacce, cicche di sigaretta e bottiglie di plastica abbandonate nei pressi delle loro botteghe e dei loro negozi. La gente si arrangia. E per questo fa un certo effetto vedere talvolta gli operatori ecologici fermi per strada a chiacchierare tra loro o al cellulare (anche se non voglio generalizzare, e so che ci sono operatori anche molto coscienziosi). Ecco.
In questo contesto lasciano senza parole i metodi che Ama persiste ad adottare in certi rioni del centro storico, come Trastevere o l’ansa barocca, dove viene imposto alle attività di ristorazione di lasciare la notte i vari sacchi di rifiuti nei vicoli. Per terra. Dopo poco arrivano i gabbiani e i topi, che frugano nei sacchi, li lacerano, spargendo i rifiuti alimentari sul selciato. Uno spettacolo desolante. Uno schifo. E questo malgrado il regolamento comunale imponga di tenere i rifiuti all’interno dei locali.