Roma ad agosto 2016. Foto LaPresse - Stefano Costantino

Roma 2021, fuga dalla monnezza

Andrea Minuz

Tra cinghiali per strada, topi al parco e cassonetti intasati, il piano rifiuti del comune è una supercazzola ideologica

2021: Fuga dalla monnezza. Parte il conto alla rovescia delle “Linee guida per l’ambiente” della giunta Raggi. Entro quella data sono previste la riduzione di duecento mila tonnellate l’anno di rifiuti, la raccolta differenziata al 70 per cento, l’adozione di uno stile di vita “senza sprechi” frutto di “sinergie”, “reti partecipate” e “legami inclusivi” sullo sfondo di un “patto virtuoso coi romani” per promuovere il compostaggio domestico e “di comunità” (tutti insieme a imballare monnezza nei prati). Avremo la “green card”, laveremo i pannolini nelle “ecofeste”, Roma rinascerà nel quadro di una solida “economia circolare”, rifiuti-cittadini-riciclaggio-creatività. Niente discariche. Niente inceneritori. Come ha scritto il consigliere M5S, Pietro Calabrese, “le lobbies dei rifiuti sono nel panico”.

  

Tremano i sorci di Trastevere, i cinghiali della Balduina, i cattivissimi gabbiani giganti del centro storico. “Roma può rinascere più bella di prima”, ha detto Virginia Raggi all’Altare della Patria per il Natale della città, annichilendo gli sforzi di Carducci, D’Annunzio, Mussolini. Altro che “Terza Roma”. “Per una Roma più bella di prima” non è solo uno slogan ma una nuova epica fantasy. Un “piano ambizioso”, ammette la sindaca, ma imperniato sulle grandi visioni “zero waste” dell’assessora Pinuccia Montanari, ex-collaboratrice di Alexander Langer, molto inserita nelle reti “green”, molto amica di Beppe Grillo, che a Roma porta il frutto di esperienze maturate a Genova e Reggio Emilia. Suoi alcuni pilastri fondamentali. Anzitutto, l’invito a smetterla con le parole “monnezza” o “rifiuti”. Non c’è un’“emergenza rifiuti” – concetto superato come “destra” e “sinistra” – ma un temporaneo accumulo di “materiali post consumo”, ovvero “risorse in grado di creare nuovi posti di lavoro green”. Una svolta lessicale che apre un mondo.

 

Ecco allora le “domus ecologiche”, piccole aree recintante realizzate dai romani (coi preziosi consigli di Ama) e “integrate con l’arredo urbano”. Sulla Tuscolana puoi farle a forma di palazzina. “All’interno delle Domus” spiega Montanari, “non ci sono rifiuti, ma preziosi materiali post consumo da avviare a recupero e riciclo”. Ecco i “Centri di compostaggio”. Ecco i “CriC”, i “centri per il riuso creativo”. Perché non c’è decrescita senza arte partecipata e creatività. Già da ieri, i romani possono portare i vecchi quotidiani al “Macro”, dove l’artista Marco Rotelli glieli trasforma in “giornali luminosi”; una “vita nuova per la carta, prima di proseguire il suo viaggio verso il riciclo e la rigenerazione”. Pinuccia Montanari salda così il pensiero ecologista alla visione panteistico-paranoica del M5S (vedi il famigerato “complotto dei frigoriferi”). Anche noi, quando passiamo davanti la monnezza, proviamo a cambiare mentalità. Proviamo a parlarci: caro materiale post-consumo non fissarmi così, non sei un rifiuto, abbiamo solo smesso di usarti ma non per questo ti vogliamo meno bene; un po’ di pazienza e anche tu rinascerai più bello di prima.

 

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